Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  settembre 20 Venerdì calendario

Reportage dal Brandeburgo, dove si vota domenica

Kleinmachnow (Brandeburgo) – L’aiuola della signora Junker è distrutta, i fiori strappati giacciono tra mucchietti di terra. Tanta cura per nulla. «Sono stati i cinghiali – sospira, stringendosi nelle spalle –. Vengono di notte. Sono troppi. E una volta non c’erano». Sebastian Rueter si ferma rispettosamente dietro alla staccionata. E allunga alla signora Junker una bustina di carta con il kit della Spd: contiene un volantino, un pieghevole con il programma del partito e una marmellata preparata dai tanti volontari di questa difficile campagna elettorale. «Sono il suo candidato Spd al parlamento del Brandeburgo. Vogliamo parlare delle mie proposte?». Ma la signora Junker, ottant’anni portati con grazia, lo sguardo incupito dalla vista delle sue gardenie distrutte, insiste: «Qui abbiamo il problema dei cinghiali». Il sorriso scompare dal viso di Rueter: «Ma signora, i cinghiali ci sono sempre stati», la corregge. Lei scuote la testa, poi rientra in casa. Anche il candidato socialdemocratico scuote la testa. La sua campagna porta a porta in questo piccolo villaggio del Brandeburgo sembra un tragico compendio dei peggiori difetti della sinistra.Accompagniamo Rueter a Kleinmachnow, un vecchio insediamento di funzionari del partito comunista della Ddr, un quartiere di villette anni Venti a pochi minuti dalla vecchia Cortina di ferro. Era tipico per il regime trasferire i fedelissimi vicino al muro; il pericolo di fuga era ridotto al minimo. E qui alle porte di Berlino gira un’altra leggenda, ci racconta Rueter ridacchiando: «Il vecchio Honecker si era fatto portare un paio di cinghiali nei boschi qui intorno per divertirsi a tirare qualche schioppettata nei week end». Ma quella sua pretesa di zittire la signora Junker resta nell’aria, come la scia di un cattivo odore. E con altri potenziali elettori va anche peggio.Rueter suona alla porta dell’Avvocato Wolfgang Finsterbusch (così recita la targhetta), esce un signore magro, sulla settantina, raggiante. «Ho già fatto la cosa giusta», dice, «ho votato per posta: non dovete convincermi. E forse la Spd ce la può fare, il nostro Dietmar ha fatto una buona mossa». Dietmar Woidke, il governatore uscente, ha annunciato che se la sua Spd arriverà seconda, lui si ritirerà. Un modo per mobilitare gli elettori e scongiurare l’incubo più nero: che in Brandenburgo l’Afd superi i socialdemocratici, insidiando un loro feudo trentennale. Al momento l’ultradestra è prima, ma da quando Woidke ha minacciato di lasciare, l’Spd sta rimontando. Nell’ultimissimo sondaggio, l’Afd è al 28 per cento, la Spd al 25 per cento. Ma nei giorni scorsi, un’indagine aveva dato Woidke addirittura a un punto dall’ultradestra. Domenica sera, insomma, sarà una sfida fino all’ultimo voto.C’è un’altra, clamorosa decisione del governatore uscente che ha fatto molto discutere: Woidke ha lasciato intendere che non vuole vedere Olaf Scholz neanche in cartolina. Che il cancelliere si deve tenere lontano dalla campagna elettorale in Brandeburgo. Che la sua presenza sui palchi dei comizi è considerata una iattura, un fattore negativo. Niente “Kanzlerbonus”: i giornali ironizzano sul “Kanzlerminus”.Nel land che circonda Berlino, il cancelliere potrebbe giocarsi la poltrona: una fetta della Spd è in subbuglio dopo il flop delle Europee e delle elezioni in Turingia e Sassonia. I parlamentari del Bundestag tremano perché con i numeri attuali, metà non sarebbero rieletti alle elezioni politiche del 2025. E nei giorni scorsi persino il sindaco di Monaco, Dieter Reiter, è uscito allo scoperto chiedendo che Scholz si faccia daparte a favore del popolare ministro della Difesa Boris Pistorius. Arrivare secondi in Brandeburgo, perdere Woidke: è una linea rossa, per molti “compagni”. Eppure, il cancelliere continua a fare quello che sa fare meglio: il vago. In un’intervista al Tagesspiegel ha dichiarato in questi giorni che «Pistorius vuole, come tanti altri, che io mi candidi di nuovo come cancelliere. E io la penso come lui». Dopo aver preso meno del14 per cento alle Europee e tra il 6 e il 7 per cento nei due land dell’Est, Scholz continua a essere convinto che alle elezioni del 2025 «la Spd e io avremo un mandato talmente forte che guideremo anche il prossimo governo».Dopo che Rueter ha scambiato qualche parola con Finsterbusch, ci avviciniamo per fare una domanda. Chiediamo all’avvocato se pensa che Scholz abbia un effetto negativo, sulle elezioni in Brandeburgo. Ma prima che Finsterbusch possa rispondere, il candidato Spd ci aggredisce: «Non può fare una domanda del genere! Siamo in Brandeburgo, mica a Berlino. Faccia domande su temi locali». Persino l’avvocato rimane interdetto. Borbotta qualcosa, saluta e torna in casa. Non avesse già votato, si potrebbe pensare che ci stia ripensando. Rueter non si rende nemmeno conto della sua performance. «Andiamo avanti, e mi raccomando: solo domande sul Brandeburgo». Vengono in mente il “suo” cancelliere Scholz e le continue lamentele sulla “cattiva stampa” che contribuirebbe alla sua scarsa popolarità. Come se cascasse dal cielo.Procediamo lungo le stradine di Kleinmachnow: qualche campanello che suona a vuoto, un signore si stranisce perché «stavo facendo il mio sonnellino pomeridiano». Quando Rueter suona alla porta di una villetta bianca, un po’ malandata, il signor Feiks non perde tempo. Raggiunge a grandi falcate il cancello solo per dire, visibilmente agitato: «Perché continuate a far governare quelli là». Feiks è in pensione, ma «ai tempi della Ddr giravo tanto, anche all’estero». E un’idea ce l’ha, dell’errore più grande del governo Scholz: «Bisogna fare la pace con la Russia. Basta con questo violento allargamento della Nato». Feiks ha chiaramente voglia di parlare, forse lo si potrebbe anche convincere a cambiare idea. Ma Rueter è visibilmente irritato, gli porge controvoglia la bustina marrone con i depliant e le marmellatine e gli sibila «mi dispiace, devo proseguire». Il candidato della sinistra proprio non ha la pazienza di ascoltare gli elettori. E forse non succede solo in Brandeburgo.