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 2024  settembre 19 Giovedì calendario

La Bild non piace ai giornalisti

La “Bild Zeitung”, il popolare quotidiano della Springer, ha una cattiva fama. I suoi giornalisti debbono avere una cattiva coscienza? Fondato nel 1952, rimane il primo quotidiano d’Europa con un milione e 200mila copie, anche se lontano dal record di 4,5 milioni e 13 milioni di lettori. Da sempre è accusata di sfruttare il razzismo, i pregiudizi dei lettori, è contro l?immigrazione incontrollata, un giornale di destra. Ma il suo fondatore, Axel Springer (scomparso nel 1985), ottenne la licenza per la pubblicazione dalle autorità britanniche, che controllavano la Germania settentrionale, perché dimostrò di essere stato antinazista. Si batté sempre per Israele, e continuò a far scrivere dai suoi quotidiani (anche da Die Welt) Ddr tra virgolette, o a chiamarla zona di occupazione sovietica.
Era anticomunista, questo bastava nel ’68 a farlo ritenere un fascista. L?avvocato Horst Mahler consigliò agli studenti: se bruciate un camioncino con le copie della Bild è un reato, se li bruciate tutti è un atto politico. Mahler divenne poi l?ideologo dei terroristi della Baader-Meinhof, finì in prigione e poi si iscrisse al Npd, il minuscolo partito neonazista.
Esattamente 50 anni fa, il Premio Nobel Heinrich Böll pubblicò il romanzo “L?onore perduto di Katharina Blume”, con il sottotitolo “Dove nasce la violenza e dove conduce”. Katharina è la vittima di una campagna d’odio della Bild: Il libro fu tradotto l?anno dopo da Italo Alighiero Chiusano per l’Einaudi, e Volker Schlöndorff girò un film dalla storia di Böll. Il giornalista Günter Walraff, genero dello scrittore, sotto falso nome si fece assumere dal quotidiano come fattorino per denunciarne i metodi. La mia prima sede da corrispondente a Amburgo si trovava nel palazzo della Springer, per uno scambio tecnico (non politico) con Il Giorno. Il mio ufficio ero allo stesso piano della Bild, vedevo come lavoravano i colleghi, che in maggioranza votavano a sinistra. Con loro discutevo di sport, di vacanze in Italia, non di politica.
Per intuire che cosa pensano i tedeschi, si doveva e si deve leggere la Bild. Il Cancelliere Kohl sosteneva di non leggere il quotidiano, ma ogni sera si faceva mandare per fax le bozze del giorno dopo. Il quotidiano non inventa fake news, alla lunga perderebbe i lettori, manipola le notizie con titoli ambigui, induce il lettore a pensare quel che non scrive. Non è facile essere popolari per guadagnare copie. Sandro Mayer, direttore di “Gente” pubblicò un poster con i cagnolini di Raffaella Carrà. Pensai che fosse una follia, quel numero batté ogni record superando il milione di copie. Mayer non fingeva, sentiva quel che sentivano i suoi lettori. Quando Ratzinger divenne Papa nel 2005, la Bild in prima pagina uscì con un titolo cubitale: “Wir sind Papst”, oggi siamo tutti Papa, in tre parole la storia tedesca, le colpe, il riscatto, dal III Reich al nuovo secolo.
Oggi il sociologo Volker Lilienthal, che vive a Amburgo, ha scritto un saggio sui giornalisti del quotidiano, Medienethik bei Bild. Il direttore Julian Reichelt (nel frattempo licenziato per accuse di abusi da parte di colleghe, e poi prosciolto) lo invitò a partecipare a diverse riunioni redazionali, e poté intervistare 43 redattori, garantendo loro l’anonimato. Condividevano l’ideologia del quotidiano? O si adeguavano per non perdere uno stipendio sicuro e al di sopra della media? I capi redattori erano sulla difensiva, ma le accuse degli altri media non ferivano né loro né i redattori.
Il giornalista della Bild oggi non è un semplice cronista d’assalto, di solito è laureato, abituato e anche infastidito dai pregiudizi degli amici accademici. Il giornale sfrutterebbe un populismo di destra, viola le norme sulla stampa, rivela per primo l’identità degli stranieri che commettono reati. Nessuno di loro ammette di leggere la Bild. Le accuse, oggi, vengono diffuse in internet, e si rimprovera il Presserat, l’organo di autocontrollo della stampa perché non condanna moralmente i giornalisti della Bild. Oggi online tutti cercano i like, vogliono essere popolari, tutti colpevoli. I colleghi della Bild lo fanno meglio?