Il Messaggero, 19 settembre 2024
L’esercito dei miliziani è decimato, 500 accecati
Migliaia di feriti in Libano e in Siria. Una milizia che non può più comunicare e sotto choc. E l’intera catena di comando che si scopre vulnerabile e sotto assedio, in cui nessuno sa più di chi potersi fidare anche nella semplice logistica. Le esplosioni che hanno colpito Hezbollah tra Libano e Siria hanno dato un colpo durissimo al Partito di Dio. E l’intelligence israeliana l’ha fatto senza sparare un colpo.
Ottenendo un risultato che, in una guerra convenzionale, può essere raggiunto solo dopo una lunga e pesante serie di attacchi. In pochi minuti, il Mossad e i servizi delle Israel defense forces hanno messo in ginocchio la milizia guidata da Hassan Nasrallah.
E il primo effetto, come sottolineano gli esperti, è di quello di avere reso inadatti al combattimento migliaia di miliziani, riempiendo di feriti le basi e gli ospedali in tutto in Libano.Le esplosioni dei cercapersone in larga parte non sono state mortali. La quantità di esplosivo non serviva a compiere un massacro. Ma le testimonianze hanno fatto vedere chiaramente che i danni sono stati enormi. Buchi allo stomaco, ferite alle gambe. Mani saltate in aria dopo avere preso il cercapersone (le stesse con cui probabilmente si prende in mano una pistola o si preme il grilletto). Persone che hanno perso la vista o l’udito. Molti dei miliziani feriti torneranno arruolabili solo tra qualche settimana, se non tra alcuni mesi. Mentre altri non saranno proprio più in grado di usare un’arma. E come ha ricordato il Jerusalem Post, queste persone rimarranno quasi certamente segnate per molto tempo, forse a vita, rendendo più facile la loro identificazione quali affiliati di Hezbollah da parte dell’intelligence israeliana.
Per Nasrallah si tratta di uno scenario da incubo. E quello che preoccupa è anche la capacità di rimpiazzare velocemente i feriti evitando un pericoloso vuoto nell’organico. Un’operazione che non sembra affatto semplice, perché a differenza di altre organizzazioni, Hezbollah ha almeno due problemi. Il primo è che non ha bisogno solo di “braccia”, ma di persone addestrate, capaci di non far rimpiangere dei membri che hanno combattuto in Siria, hanno già lanciato missili contro Israele o che si sono esercitati per anni nelle basi dei filoiraniani. Il secondo, è che Hezbollah non pesca le sue reclute tra tutta la popolazione libanese, ma solo tra gli sciiti. E per giunta quelli più vicini a Nasrallah e non all’altro movimento, Amal.
La sfida, per i vertici del movimento, è enorme. E lo è soprattutto perché la milizia sciita deve capire anche come comunicare. Non solo tra i vertici, ma anche tra vertici e base e tra centri di comando e uomini in prima linea, in particolare nel sud del Libano. Senza cercapersone, Hezbollah dovrà tornare su altri sistemi ed è costretta ad ammettere che anche l’ultima strategia pensata per evitare i cyberattacchi (il ritorno ai “pager") si è rivelata un fallimento. I cellulari, che però erano già stati individuati da Nasrallah come un pericolo da eliminare. Oppure le linee telefoniche più vecchie, ma per forza di cose inadatte a un mondo che ha bisogno di immediatezza e soprattutto ancora più perforabili dal Mossad ma anche dagli altri nemici del gruppo. Una paralisi che inquieta tutto il Partito, specialmente se Israele decidesse di mettere mano ai piani per un’operazione terrestre.