Corriere della Sera, 19 settembre 2024
L’Italia di Sophia Loren
E adesso è arrivata la giornata veramente particolare di Sophia Loren, che domani festeggerà i suoi primi 90 anni in una festa privata a Roma con gli amici di una vita e il film che l’ha resa «pizzaiola» famosa, L’oro di Napoli del suo regista del cuore, Vittorio De Sica. Sophia, con o senza h, con la sua carriera iniziata durante la guerra, con le canzoni che ci ha cantato rallegrando il tempo libero, da Mambo italiano a Soldi, soldi, soldi, ci ha accompagnato in questi anni come una di noi, che ha vissuto le nostre storie, ingigantendole, anticipandole, colorandole. Attori e attrici sono sempre dei nostri, la loro presenza ricorda fulminea un periodo, un titolo, una frase o un refrain, testimonianza di momenti attraversati insieme, in bianco e nero e poi a colori, a volte con un happy end, a volte col magone.
Sofia, che aveva visto gli americani portarci libertà, cioccolato e chewing gum, è stata la ragazza che nei fotoromanzi di Sogno ha commosso generazioni di coetanee che l’hanno seguita col batticuore 23 settimane di seguito amare Achille Togliani: si chiamava Sofia Lazzaro e prendeva poche migliaia di lire al giorno.
Fellini l’aveva notata e scritturata nello scalcinato avanspettacolo di Luci del varietà, quando il nostro cinema era popolato da attori di rivista. In quei film, Sofia balla la samba e il baillon nell’italia delle domeniche della brava gente, quando lei, cugina di Franca Valeri nel Segno di Venere, viene palpata sul bus ma lotta per il lavoro delle donne, mentre Tina Pica ordina di fare le casalinghe, non le «milanesi».
Al cinema la Loren ha insegnato come usare le armi femminili anche quando queste erano le sue misure pettovita-fianchi – 95-58-95 – che alcuni giocavano al lotto. Eravamo tutti neorealisti nell’italia anni ’50 e Sofia faceva l’operaia delle anguille nella Donna del fiume quando i film li scrivevano insieme Pasolini, Bassani e Flaiano.
Diventare la Pizzaiola d’italia è stata una promozione, un’icona a vita, ma l’attrice ha vissuto con tutte le altre donne le lotte per il lavoro, l’indipendenza, contro la guerra, convincendo con la Ciociara i membri dell’academy a dare per la prima volta l’oscar a un’attrice che non parlava inglese, ma divideva le speranze di una generazione uscita dal fascismo.
Lei non credeva di poter battere Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany, rimase a Roma e il 9 aprile ’62 suonò il telefono da Los Angeles, si festeggiò la notizia col marito Carlo in vestaglia, stappando champagne di prima mattina, mentre le arrivavano i mughetti di Liz Taylor.
Sofia crede nella cause civili: in Una giornata particolare, capolavoro di Scola, conosce in un casermone romano, il 6 maggio ’38, mentre Mussolini e Hitler si stringono la mano, un gentile inquilino abile nei passi di danza (grande Mastroianni) ma prossimo al confino perché omosessuale: lei è già al confino, relegata nella sua vestaglietta al ruolo di moglie-madre schiava come Paola Cortellesi nel suo C’è ancora domani. Siamo nel ’77 e Sofia senza gridare partecipa a un film civile, polemico, pieno d’umanità e ci mette la faccia oltre che la malinconia.
Nei favolosi ’60, Loren, ormai ballerina di mambo italiano con De Sica, già emigrata e tornata dall’america dove ha abbracciato divi che potevano esserle padri (Wayne, Gable, Quinn, Sinatra e Cary Grant che prese la cosa molto sul serio) ha vissuto con noi gli anni del boom. Col suo
Marcello gira 14 film a tutti cari, fa uno storico strip mentre Mastroianni con i suoi ululati copre le note di Abat-jour.
È una donna libera che anche nella vita non accetta le convenzioni, sposa Carlo Ponti non ancora divorziato, per cui scatta l’accusa di bigamia: incastrata tra leggi ingiuste lei vive un periodo drammatico, anche nelle gravidanze. Ma Sofia è moglie e madre in battaglia, come migliaia di donne invisibili al suo fianco: in Matrimonio all’italiana contro lo strapotere genetico del maschio, in Sabato, domenica e lunedì contro la legge del sospetto casalingo e la routine sentimentale al ragù.
Non è mai riuscita a interpretare Anna Karenina, che resta la sua utopia, ma Loren affronta temi scottanti dell’italia e del mondo che cambia, nella Moglie del prete prende di petto il celibato di don Mario, problema non ancora risolto.
Sofia, ultima diva internazionale, nel film del figlio Edoardo La vita davanti a sé, è una donna, ex prostituta, che accoglie un turbolento ragazzino di origini senegalesi, piantando il seme di un profondo e reciproco affetto, lo ius del cuore che dovrebbe bastare.