Corriere della Sera, 19 settembre 2024
14 pagine di accuse per l’ex Puff Daddy
Il nome, per esteso, del procedimento federale contro di lui farebbe sorridere se non si trattasse di un caso così drammatico: «Stati Uniti d’America contro Sean Combs alias Puff Daddy alias P. Diddy alias Diddy alias PD alias Love».
I vari alias del rapper-impresario musicale elencati giudiziosamente dai pm del distretto sud di New York precedono l’elenco, lungo quattordici pagine, dei capi d’imputazione contro di lui. L’atto, desecretato ieri, delinea tre linee d’attacco del procuratore Damian Williams: associazione a delinquere; ottenimento di prestazioni sessuali esercitato con la forza, frode o coercizione; trasferimento di prostitute da uno Stato all’altro.
Lista molto allarmante per gli avvocati del rapper (patrimonio stimato: almeno 800 milioni di dollari) che si è dichiarato innocente dopo l’arresto ma che resta in carcere in attesa, questa notte, di un’udienza d’appello urgente per cercare di ottenere i domiciliari (Williams lo accusa di aver già tentato di influenzare i testimoni, cosa che renderebbe necessaria la detenzione in carcere).
Combs avrebbe secondo l’accusa «commesso abusi, minacciato donne, costretto donne e altre persone intorno a lui a soddisfare i suoi desideri sessuali, a proteggere la sua reputazione e a nascondere la sua condotta». Il legale del rapper, Marc Agnifilo, ha definito Combs «un uomo innocente che non ha nulla da nascondere» ma restano capi d’imputazione gravissimi: comporterebbero in caso di condanna, 25 anni ciascuno.
Nei mesi scorsi Combs era stato accusato di violenza sessuale dalla sua ex fidanzata Casandra Ventura, cantante. La Cnn aveva reso pubblico un video delle telecamere di sicurezza di un hotel nel quale si vede Combs picchiare selvaggiamente Ventura, anche quando era ormai stesa a terra inerte. Allora aveva subito diffuso una dichiarazione nella quale si scusava per il suo comportamento «imperdonabile» e si assumeva «la piena responsabilità delle mie azioni in quel video».
La stampa popolare si è immediatamente tuffata a pesce sulla situazione: Combs, 54enne, aveva effettuato la difficilissima transizione da artista musicale – sulle copertine delle riviste musicali e di celebrità – a importante businessman sulla copertina di Forbes, la villa negli Hamptons frequentata non soltanto da rapper e personaggi da reality come le sorelle Kardashian e Paris Hilton ma anche dalla serie A dello show business: Leonardo DiCaprio, Jay-Z, Beyoncé, Mariah Carey, Mary J. Blige, Martha Stewart.
Ma se da una parte organizzava le feste alla grande Gatsby nella villa sull’oceano che sarebbe piaciuta a Scott Fitzgerald, con tutti gli ospiti vestiti di bianco. secondo l’accusa c’erano poi dei party segreti, o meglio orge, nei quali costringeva donne – prostitute e non – a maratone sessuali che duravano anche per giorni, tra droga e botte, spesso filmando il tutto – nelle suite d’albergo da lui prenotate faceva trasportare riflettori e videocamere – e pagando poi il silenzio delle vittime. Le orge – che lui chiamava «freak offs» – risultavano tanto faticose da richiedere l’utilizzo di flebo ricostituenti per poter continuare le attività.
Williams, che pare deciso a ottenere una condanna esemplare, gioca a carte parzialmente coperte: non è dato sapere se i pubblici ministeri abbiano sequestrato nella lunga perquisizione a casa Combs anche qualche ripresa video dei «freak offs», cosa che di fatto chiuderebbe il caso prima ancora di cominciare il processo. Resta l’accusa di aver creato e gestito dal 2008 a oggi un’«impresa criminale» attraverso il suo impero, con lo scopo di commettere crimini tra i quali ci sono coercizione, rapimento, incendio doloso, corruzione e ostruzione della giustizia. «Mr. Combs è un combattente – ha ripetuto Agnifilo davanti alle telecamere —. Non è un uomo perfetto, ma non è un criminale».