il Fatto Quotidiano, 18 settembre 2024
Sahra Wagenknecht (leader di Bsw): “Noi siamo la sinistra che non vuole la guerra”
Signora Wagenknecht, come spiega il successo del suo partito raggiunto in così poco tempo dopo la sua fondazione?
Si vede che il Bsw colma una lacuna nella rappresentanza politica. Molti cittadini in Germania sono scontenti della politica del governo federale, ma non vedono un’alternativa nella Cdu, che nel passato ha governato a lungo e ha provocato molti problemi. Il Bsw rappresenta il ritorno alla politica della distensione e della giustizia sociale, difendiamo la libertà di opinione e vogliamo praticare una politica ragionevole in tema di migrazione ed economia, nonché impedire la deindustrializzazione del nostro Paese. Con queste posizioni incontriamo grande consenso.
Pensa che la sinistra storica abbia abbandonato le istanze popolari? E quali sono le sue proposte per le questioni sociali?
La sinistra, negli ultimi anni, ha assecondato un ambiente verde, accademico, allontanandosi in tal modo dai suoi votanti precedenti. In merito alla questione della pace, il partito della sinistra Die Linke è spaccato e non offre un orientamento. Le prime file appoggiano le forniture di armi all’Ucraina e anche le insensate sanzioni che hanno gravemente danneggiato il nostro Paese senza tuttavia far cessare la guerra. In tal modo falliscono anche nella politica sociale poiché il maggiore problema sociale degli ultimi anni è stato il rialzo dei prezzi per l’energia e dei beni alimentari. A causa dell’elevata inflazione i cittadini con le loro retribuzioni e pensioni non sono riusciti più ad arrivare a fine mese. Quando poi si è arrivati alle proteste della popolazione, sto pensando alle proteste per la pace, ma anche a quelle degli agricoltori lo scorso inverno, parte della sinistra le ha diffamate come azioni della destra.
Qual è la sua maggiore critica alla sinistra storica in Germania e in Europa?
Penso che parte della sinistra abbia perso il contatto con quei cittadini che devono combattere duramente per riuscire a sbarcare il lunario e vivere in regioni caratterizzate dalla deindustrializzazione, dall’esodo e dal deterioramento delle infrastrutture. Si aggiunge poi il fatto che i partiti della sinistra, quando facevano parte del governo, spesso hanno fallito nell’intento di migliorare le condizioni di vita della maggioranza più povera della popolazione. La sinistra ha anche sottovalutato il fatto che la maggior parte delle persone ha un gran bisogno di sicurezza e stabilità. Non vogliono una politica dei confini aperti che, a causa del gran numero di immigrati e rifugiati, comporti un cambiamento talmente veloce del loro vicinato da non sentirsi più a casa propria.
E che cosa pensa dell’Unione europea? Ritiene che la Germania debba ritirarsi dall’Ue o combattere per riforme radicali?
Noi non chiediamo l’uscita dall’Ue, ma un nuovo inizio che comprenda sia una riforma radicale delle istituzioni e dei trattati, sia un cambiamento politico. “Meno è di più”: in base a questo motto l’Ue dovrebbe concentrarsi sui settori politici nei quali è necessaria una politica comune. Invece di tartassare i cittadini e le piccole imprese con una burocrazia inutile, abbiamo bisogno di un’Ue che impedisca il dumping fiscale dei grandi gruppi internazionali e limiti i monopoli dei giganti tecnologici. Soprattutto l’Ue deve diventare di nuovo un progetto di pace. In qualità di attore indipendente dovrebbe curare i rapporti pacifici e leali con gli altri Stati invece di farsi trascinare dagli Usa in nuove guerre e in un nuovo confronto tra blocchi con un enorme riarmo, guerre commerciali e sanzioni strabordanti. Il nostro obiettivo è un’Ue di democrazie sovrane in cui le decisioni vengano prese il più vicino possibile ai cittadini e non da tecnocrati da loro distanti e condizionati dal forte influsso delle società di lobby.
Per molti osservatori il voto dato a Bsw è simile a quello all’Afd: molti giornalisti liberali lo descrivono come un voto populista e il suo come un partito “rosso-bruno”. Che cosa pensa di queste critiche? Qual è il suo giudizio sul partito Afd?
L’Afd, come il Bsw, rifiuta le insensate sanzioni contro la Russia, ma per il resto vedo poche corrispondenze. L’Afd non è un partito della pace, ma vuole gettare negli armamenti addirittura ancora più soldi della coalizione “semaforo” (l’attuale alleanza Spd-Verdi-Liberali, ndr). L’Afd non vuole un forte Stato sociale, ma sostiene in gran parte una politica radicale di mercato. Nelle questioni centrali della politica sociale e fiscale l’Afd è più vicina alla Fdp e alla Cdu di quanto lo siamo noi.
Come definisce il suo partito? Conservatori di sinistra o altro?
Molti cittadini non sanno più che farsene dell’etichetta “sinistra” e “destra”. Con “sinistra” oggi si associano spesso dibattiti elitari, politica identitaria e paternalismo in questioni alimentari e linguistiche nonché una politica dei confini aperti, cose con cui noi non abbiamo nulla a che fare. Noi ci impegniamo a favore degli interessi di tutti quei cittadini che non provengono da famiglie agiate e che si guadagnano la vita lavorando duramente o che devono vivere con una magra pensione. Ci impegniamo per la giustizia sociale e per una politica della distensione, difendiamo la libertà di opinione e vogliamo praticare una politica economica sensata per le nostre piccole e medie imprese.
Quali sono i suoi propositi in merito all’immigrazione? Ha delle proposte che convergono con quelle dell’Afd? È possibile una specie di alleanza con l’estrema destra?
Anche se l’Afd affronta, come noi, i problemi connessi a un’immigrazione incontrollata, a differenza di noi fomenta i risentimenti contro i rifugiati e gli immigrati. La richiesta dell’Afd di “remigrazione”, addirittura di immigrati che vivono già da lungo tempo in Germania, è razzista e inaccettabile. Noi, invece, richiediamo una politica sensata su rifugiati e immigrati in base al modello danese. Abbiamo bisogno di una svolta nella politica migratoria per ridurre il numero delle persone che vengono da noi, perché solo così possiamo garantire che tutti possano essere integrati nella nostra società.
Quali sono le sue idee su ambiente e libertà civili: nel suo libro ho letto un approccio critico alla cultura cosiddetta woke.
Il Bsw respinge una politica che, con il pretesto della protezione del clima, fa lievitare i prezzi a scapito dei nuclei familiari che già non se la cavano molto bene. Invece di trasformare la politica ambientale in una questione di lifestyle, chiediamo più finanziamenti statali per la ricerca nel campo delle tecnologie ecologiche e massicci investimenti nel trasporto pubblico. Non abbiamo bisogno di una woke culture che guardi dall’alto quelli che comprano la loro bistecca nei discount e necessitano di un’automobile per andare al lavoro, bensì abbiamo bisogno di chiare disposizioni legislative che costringano le imprese a sviluppare e utilizzare tecnologie ecologiche. Inoltre deve finire la corsa agli armamenti che divora svariati miliardi e che servirebbero urgentemente per investimenti civili.
Potrebbe entrare in un’alleanza con la Cdu in Sassonia e in Turingia? E poi in generale, quali tipi di alleanze immagina a livello nazionale? Potrebbe governare con Spd e Verdi?
In Turingia la Cdu non può fare a meno di Bsw se vuole formare un governo di maggioranza senza l’Afd. Tuttavia il Bsw ha ascoltato molte voci di cittadini scontenti non soltanto della politica del “semaforo”, ma anche della Cdu. Noi ci aspettiamo che il futuro governo regionale esprima quello che vuole la maggioranza dei cittadini in Turingia e in Sassonia. I sondaggi lo dicono: due terzi delle persone rifiutano lo stazionamento di missili americani a medio raggio in Germania, una stragrande maggioranza desidera più diplomazia per far terminare la guerra in Ucraina. Noi entreremo a far parte soltanto di un governo che migliori le condizioni di vita dei cittadini, che investa in buone scuole e in un’infrastruttura funzionante e che nella politica estera trasmetta un segnale a favore della distensione e della pace. Queste condizioni valgono anche a livello federale. Non riesco a immaginare una coalizione coi Verdi che, con la loro incompetenza in tema di politica energetica ed economica, rovinano la nostra industria e che, con maggiore cocciutaggine di tutti gli altri, insistono su una politica basata sullo scontro tra blocchi.
Nel Parlamento europeo lei aveva tentato di formare un nuovo gruppo parlamentare, anche col M5S. È un progetto che intende riprendere?
In seguito a tante crisi e tanti problemi irrisolti stiamo assistendo a cambiamenti radicali nel sistema partitico di molti paesi europei. Noi non siamo gli unici a criticare la corsa agli armamenti e lo scontro tra i blocchi e a pronunciarci a favore di una politica pacifica e socialmente giusta in un’Europa indipendente di democrazie sovrane. In tal senso sono fiduciosa che, in tempi brevi, potremo formare un gruppo nel Parlamento europeo anche assieme ad altri.