il Fatto Quotidiano, 18 settembre 2024
Riecco l’austerità: il governo approva i maxi-tagli di spesa
La versione finale la si potrà conoscere solo dopo il 23 settembre, quando l’Istat aggiornerà le sue stime quinquennali, ma la sostanza del Piano strutturale approvato ieri dal governo è chiara: si torna ufficialmente (dopo l’assaggio di quest’anno) all’austerità di bilancio in piena regola, grazie a una notevole compressione della spesa pubblica, se rispettata alla lettera.
Il Psb è previsto dalle nuove regole di bilancio approvate ad aprile scorso, dopo la fine della sospensione del Patto di Stabilità dovuta al Covid e alla guerra. Il piano, a differenza della vecchia Nadef, impegnerà la politica economica italiana dei prossimi sette anni (e si potrà ridiscutere solo in casi eccezionali) e si baserà su un nuovo aggregato di riferimento: la “spesa netta”, cioè la spesa pubblica detratti gli oneri sul debito, gli ammortizzatori sociali, le risorse europee e le uscite non coperte da nuove entrate; dovrà tracciare, nei desiderata di Bruxelles, una traiettoria di bilancio che garantisce il rientro da deficit eccessivi (l’Italia è anche in procedura di infrazione) verso un livello che, grossomodo, si aggirerebbe intorno all’1% del Pil alla fine dei sette anni. Significa una riduzione di spesa di circa lo 0,6% di Pil l’anno, 12-13 miliardi fino al 2031.
I numeri approvati ieri nello schema del piano discusso in Consiglio dei ministri prevedono un aumento medio della spesa netta dell’1,5% annuo. Per capire cosa comporta basti pensare che sarà sensibilmente inferiore alla crescita “nominale” (che ingloba l’inflazione) su cui si basano i saldi di finanza pubblica. Questo significa che, ogni anno, lo Stato andrà a spendere meno in percentuale del Pil. Una manovra restrittiva perenne che avrà impatti sulla crescita, come già visto nel decennio dell’austerity sperimentata in Ue (lo leggete sotto). Il governo peraltro punta a ridurre il deficit sotto il 3% del Pil già nel 2026, più di quanto chiede Bruxelles (un obiettivo “realisticamente più ambizioso”, fa sapere il Tesoro con una nota di vanto), grazie soprattutto alle entrate fiscali in continua crescita.
Per ottenere l’allungamento da 4 a 7 anni, il governo promette riforme, ovviamente “strutturali” e investimenti che piacciono alla Commissione, di cui al momento ci sono solo i titoli: “Pa, giustizia, miglioramento dell’ambiente imprenditoriale, compliance fiscale”, ma nessuna revisione del catasto, assicurano dal Tesoro.
Il Psb verrà trasmesso in Parlamento il 25 settembre e solo quel giorno il governo incontrerà sindacati e parti sociali. Il documento, già negoziato con Bruxelles, è di fatto chiuso. La manovra è invece attesa per il 15 ottobre