Corriere della Sera, 18 settembre 2024
Dacia Maraini scrive al Papa per contestarlo sull’aborto
Caro papa Francesco,
Le stavo spedendo alcune parole di sincero e affettuoso ringraziamento per la bellissima lettera che ha voluto scrivermi rispondendo all’invito che le abbiamo spedito per il festival del teatro sull’acqua gestito da Luca Petruzzelli e della cui regia artistica mi occupo da anni, quando ho ascoltato le sue sorprendenti parole sulle prossime votazioni americane.
Lei afferma che fra Donald Trump e Kamala Harris non ci sono differenze, perché l’uno vuole cacciare gli emigranti dal Paese lasciandoli morire e l’altra rivendica l’assassinio dei bambini nella pancia delle madri che dovrebbero nutrirli e metterli al mondo.
Quindi: «Votate per il male minore», ha concluso salomonicamente.
Mi perdoni se mi permetto di rilevare che per un comune lettore (e sappiamo quanti lettori ed estimatori lei abbia), risulta chiaro che chi uccide i figli che devono nascere non è il minore ma il maggiore dei mali.
A questo proposito, santo e stimato Padre, io vorrei ricordarle che le donne non amano affatto abortire. Che l’aborto viene affrontato con dolore e a volte diventa una vera e propria tragedia. E posso dirle che se le donne richiedono il diritto di aborto è essenzialmente per eliminarlo.
Quello che rivendicano non è la possibilità di assassinare una creatura che già respira nel loro ventre bensì il potere di decidere se avere o non avere un figlio.
Storicamente le donne non hanno mai goduto della libertà di decidere del proprio corpo, da sempre considerato destinato ad accogliere il seme maschile e mettere al mondo dei figli per la continuazione della specie. La sola alternativa all’aborto chiaramente è una maternità responsabile, ma è proprio questa responsabilità che non è stata permessa alle donne, considerate una proprietà passiva dell’uomo.
Le posso garantire che se il mondo fosse fatto a misura di donna l’aborto non esisterebbe affatto. Le donne infatti avrebbero trovato il modo di evitare lo strazio di un progetto di vita interrotto bruscamente, nonché una ferita al proprio corpo.
L’aborto, insisto, è il prodotto di una cultura misogina che ha volutamente impedito la consapevolezza della prevenzione. Purtroppo questa cultura esiste ancora e continua a riprodursi nonostante le grandi conquiste dell’emancipazione, pagate a volte molto caramente.
La richiesta della libertà d’aborto insomma non è una conquista in sé ma la giusta pretesa di una autonomia e di una libertà che il mondo femminile non ha mai conosciuto.
Un carissimo, rispettoso e affettuoso saluto da Dacia Maraini.