Corriere della Sera, 18 settembre 2024
La saga noir dei Matacena
Nella saga noir dei Matacena, con tutti i sospetti sulla morte dell’imprenditore un tempo re dei traghetti fra Sicilia e Calabria, compaiono due suoi figli. Due fratelli che si sono conosciuti solo l’anno scorso, anche se il primo ha 35 anni e il secondo 24, Amedeo jr, stesso nome del padre, e Athos. Il primo, figlio avuto da Alessandra Canale, un tempo nota come «signorina Buonasera», attrice e presentatrice tv. Il secondo figlio di Chiara Rizzo, che fu accusata con l’ex ministro Claudio Scajola di «schermare» il patrimonio del marito per scongiurarne il sequestro da parte dei magistrati.
I due giovani con i loro due avvocati, Francesco Cicciola per il più grande, a Roma, e Candido Bonaventura a Messina per Athos, rivedono come in un film le tessere di un enigmatico puzzle. Provano a comporlo con una motivazione in più, la morte della nonna, Raffaella De Carolis, che raggiunse il figlio latitante a Dubai dove conobbe Maria Pia Tropepi, oggi indagata con l’ipotesi di aver ucciso entrambi.
Come ripete Athos al suo legale: «Non muovo accuse, ma aspetto, pronto con mio fratello a costituirmi parte civile e batterci contro chi ha commesso reati». Parla di reati al plurale. Non solo per il dubbio che qualcuno abbia avvelenato padre e nonna, ma perché ci sarebbe in ballo l’appropriazione di un patrimonio non ancora quantificato. Maria Tropepi, da Dubai, aveva chiesto ai due giovani di fare cremare il corpo del padre, ufficialmente stroncato da un infarto. È scattato il diniego dei fratelli che lo hanno fatto trasportare e seppellire a Roma, con tutti i dubbi di Athos: «Se lei fosse stata la moglie non sarebbe stato necessario richiedere il consenso. Parla di un matrimonio musulmano, quindi di nessun valore. Tre anni fa aveva pure detto di aspettare due gemelli, ma da noi si nasce dopo 9 mesi...».
Una denuncia dei fratelli non c’è: «Lasciamo lavorare i magistrati. Non occorre il nostro impulso. Importa ricostruire ogni passaggio». E ci ragiona Athos con il suo avvocato: «A cominciare dalla partenza di nonna Raffaella che muore a Dubai, dove si era portata forse quel che restava del patrimonio. Lo stesso che dovrebbe astrattamente passare agli eredi...». Ed eccoli elencati. Oltre Amedeo jr. e lo stesso Athos, il fratello del padre, Elio, e la sorella Fiamma, come il «Parco Fiamma», il complesso edilizio di Reggio Calabria dove la famiglia abitava.
Che cosa sarebbe rimasto del patrimonio? Non lo sa Athos che, non a caso, morto il padre, non ha accettato l’eredità, come concordato con l’avvocato nel timore di ricevere solo passività: «Ma non l’ho rifiutata, visto che ci sono dieci anni per decidere. Non sappiamo dove sia finito quel poco o quel tanto che aveva la nonna. E soprattutto quando e come è stata trasferita la parte liquida. Con valigie? Con bonifici? Rintracciabili? I magistrati cercano e noi aspettiamo».
È stato sentito a Reggio come persona informata sui fatti. Ma l’avvocato nulla saprebbe del colloquio: «Ho subito pregato Athos di non dire nulla nemmeno a me. Quando ci sarà l’esito dell’indagine ci muoveremo». Ed è questa la linea che rimbalza durante le video-call alle quali i due fratelli partecipano con i loro avvocati. Per capire, conoscersi meglio e concordare insieme una linea di difesa. O, meglio, una linea di attacco.