il Giornale, 17 settembre 2024
Giovanni Commisso a Fiume con D’Annunzio
Q uando ci si imbatte in un libro vivo fatto di libri, ma sepolto come una utopia; e se questo libro è difficilissimo nella sua disarmante facilità: perché è cibo contadino, è azione e contemplazione, è arte e vita, è solo vita, è solo arte, è storia, è libertà assoluta. È giovinezza. Ecco allora io direi ai lettori: cari ragazzi dell’età bella, vi scongiuro, leggete Italia ingrata (Scritti da Fiume) di Giovanni Comisso, edito da La nave di Teseo. Tesoro curato con passione, discrezione, competenza di altissima sensibilità da un giovane che si chiama Alessandro Gnocchi e la chiuderei qui, altrimenti dovrete accettare il delirio perché tutte le parole di terra, di Patria, di mare, di Fiume sono state già usate al culmine di una lucidissima follia. Mi si perdoni quanto segue.
Alessandro Gnocchi, da subito, nel saggio introduttivo, con quell’inderogabile: «Sì, Comisso», sancisce la appartenenza e la interrogazione a una mente lunare e avversa all’uso corrente del mondo e della cultura: appunto Giovanni Comisso. Tra gli eletti di quelli che io chiamo da sempre scrittori adriatici o levantini: Berto, Piovene, Parise; e artisti: Filippo de Pisis. Ecco, all’istante appare: «Il sogno che la gioventù sia eterna». Giocare a palla con la vitalità, il corpo, il sesso, la rivolta. Giocare una partita senza regole, se non quelle specialissime del Comandante del Carnaro, il Vate, dentro la città che era nostra, Fiume, ma che il «materialismo» degli stati europei e la coda dei governi italiani servizievoli a essi, ci ha amputato in quel dicembre di sangue quando le batterie di terra italiane puntavano il centro della città, distruggendo l’ultimo sogno vero, nostro, di visione possibile e non letteraria di possedere almeno l’Ala Est dell’Arcangelo che è il disegno dell’Italia (se avessimo anche l’Ala Ovest regalata ai francesi).
Dunque Alessandro, perdonami Gnocchi se ti chiamo per nome come fratello, dà cura decennale a Italia ingrata (e con essa agli scritti: La virtù leggendaria; Poemi brevi; Solstizio metafisico; gli articoli di Yoga), anche se basterebbe iniettarsi poche pagine iniziali per drogarci il sangue e ossigenarlo di luce, di marine a scaglie immobili, «metafisiche», addirittura «pudiche» nella loro naturale spudoratezza Gnocchi ha il coraggio, nell’età dell’ultimo coraggio, di rilanciare Comisso, vero poeta di Fiume, e l’intera giovinezza. Unica bussola e ancella di ogni arte. Unica Dèa. E poi Treviso la dolcissima culla! Tra poco mi recido le vene dei polsi per la felicità! Comisso peraltro felice anche in guerra: «La battaglia è lenta e accanita. Alla notte se vedeste che spettacolo meraviglioso!». Alessandro Gnocchi con scrittura piana ma febbricitante incalza. La sua è una empatia profonda con la gioia dei testi che gli scorrono tra le mani. Mischia sangue. Spulcia con remota raffinatezza nel Fondo Comisso Lettere, Romanzi, biografie. Risolleva l’oro puro sparito dai nostri miseri scaffali. Addirittura gli estensori di tesi di laurea dovrebbero adottare questo libro per tentare una loro struggente e amorosa tesi. Si destano perfino i nomi fuori pagina: Michelstaedter, Papini, Gozzano, Slataper, Boine (sì, egli citato).
In Prospettive italiche di Yoga, Comisso con voce sotterranea da aruspice, insidia la Nazione e il Nazionalismo che hanno unito l’Italia ma ne hanno esautorato la potenza creatrice individuale. Falciato il Rinascimento. Il principe di Machiavelli è per Giovanni e per il dannato ardito (altro Dioscuro di Fiume) Guido Keller, l’urlo di rivolta per i folli sfidanti della loro stessa libertà. Appunto Comisso e Keller, il reclutatore di giovani sbandati presso le acciaierie dismesse, sotto le gru di ferro
immobili per l’embargo imposto alla città Sacra. Appunto Comisso e Keller, i Semidei che desideravano morire bruciati dal sole, come nelle gesta dei Capitani di Ventura o dei Principi dell’Italia che fu. Così posso rivedere l’amato Valentino; il sanguinario Federico da Montefeltro; il sublime e sciagurato e bellissimo Sigismondo Malatesta: Signore perpetuo di Rimini. Sorrido a pensare che nel film La prima notte di quiete, l’ispiratore, il dominus sia stato proprio Sigismondo, tanto solenne negli affreschi di Piero della Francesca nel Tempio voluto dal necrofilo signore.
E ancora Machiavelli nel fanciullesco proporre il tipo di soldato fiumano: che non è mercenario; non di «obbligo» perché apparterrebbe alle nazioni materialistiche; bensì volontario che scende in arme per la libertà individualistica di sé, dell’Azione e dell’Ideale (ciò che è accaduto con gli Arditi, i Disperati, i Fiumani). E ancora in Yoga l’incontro mediatico tra Comisso e il De Pisis da antro identico a una sua natura morta (che è sempre vivissima. Giorgio Morandi dipinge nature morte, morte con l’alito di Ex voto). Con De Pisis eccentrico pittore e poeta vestito di nero in palazzo arcaico citando Giotto degli Scrovegni che vidi a 12 anni stando ad Abano Terme senza trovare alcuno turista. Meraviglia: «Noi camminavamo come distinti signori intanto che ci passavano accanto le più belle giovanette della terra con gonfie mammelle fin sotto alle braccia!».
Sui miei appunti ho annotato. Ricordare la Potenza dell’Italia Regionale. Passo sui croati attualissimo giacché non permettono di comprare a noi italiani in Istria ma loro e gli sloveni si stanno comprando mezza Trieste.
Gnocchi ci ricorda che nell’anno della morte di Curzio Malaparte, 1957, Comisso mette ordine alla sua gigantesca produzione giovanile, per Rebellato, 500 esemplari stampati: La virtù leggendaria: «Terra. E nascono dalle roccie gli uomini e le donne dalle donne». Una sorta di sigillo visionario e pagano. Ma eccoci al Comisso metafisico, con esattezza: «I canottieri rientrano in porto con la barchetta leggera di buccia d’arancia. Gli adolescenti passano per la strada impressionati col naso di cera. Un fulmine scoppia sopra alla casa di cemento e le vetrate vanno in frantumi. Il giardiniere nella villa ci inganna coi primi momenti d’un temporale mentre inaffia sulla terra i fiori artificiali. Passando tra i tavolini abbandonati ci rifugiamo nel caffè a ordinare pane d’oro e weinchaudeau». Mirabile infatti è il saggio conclusivo di Gnocchi su Comisso metafisico e i suoi trapianti con De Chirico, De Pisis e aggiungerei Scipione. Leggete voi, fate voi
Mi commuovo a leggere questo lavoro. Quando i nostri soldati a Fiume furono costretti a calpestare le bandiere e a passare su i corpi delle donne fiumane per poi stazionare a Ronchi, nel cimitero dei morti di guerra. Comisso, il poeta di Fiume. Comisso col cuore che batte forte. D’Annunzio a Fiume ti strazia, descritto dai legionari con dolcezza infinità, umanità infinita. Altro che retorica! E grazie al legionario Alessandro Gnocchi che riesuma Italia ingrata. Breve abbozzo teatrale, ma atto unico definitivo. C’è tutto il teatro scappato dall’odierno teatro. Dovremmo metterla in scena Alessandro. Sarebbe gesto di Futuro e Visione. Ancora il Sogno e la Giovinezza