la Repubblica, 17 settembre 2024
La prima volta. Con Assente nella cantina dei Beatles
Leggendo la notizia della trasformazione del Casbah Club – meglio noto come il luogo dove la storia dei Beatles ha avuto inizio – in una serie di appartamenti prenotabili su Airbnb, ho ripensato a un’emozionante avventura vissuta insieme a Ernesto Assante. Nel lontano 2012 ci venne un’idea folle e divertente. Organizzammo, insieme a un’agenzia di viaggi, un tour guidato a Liverpool in torpedone, con una trentina di iscritti, a caccia dei luoghi legati alla mirabolante storia beatlesiana. Quei luoghi li conoscevamo bene: la casa di John Lennon, il parco Strawberry Field, la strada chiamata Penny Lane, il Cavern e altri. Ma ce n’era un altro che non avevamo mai visto, un luogo circondato da un’aura vagamente leggendaria e poco nota, ovvero il Casbah club, per l’appunto. Se ne parlava nelle biografie, nei racconti, ma non se ne sapeva granché, per una semplice ragione: più che un vero e proprio locale, il Casbah era nient’altro che la cantina di casa di Best, ovvero la casa di famiglia di Pete, il batterista più sfortunato della storiadella musica, in quanto licenziato dai Beatles e sostituito da Ringo Starr appena prima di incidere Love me do,il primo singolo della band.Era una parte di una casa privata, non visitabile, di cui si erano completamente perse le tracce. Mona, la mamma del batterista, aveva deciso di trasformarla in un club per arrotondare le entrate mensili e dare al figlio un luogo d’azione. Come quando uno porta il pallone al campetto per essere sicuro di giocare.Al momento di organizzare il viaggio in torpedone, con tanto di microfono grazie al quale io e Ernesto raccontavamo “in loco” la storia dei Fab Four, scoprimmo con grande sorpresa che il leggendario luogo era per la prima volta visitabile, con un’organizzazione a dire il vero approssimativa, ma riuscimmo a combinare un appuntamento per il nostro gruppo. All’orario stabilito ci facemmo trovare all’indirizzo indicato, 8 Haymans green, nell’area del West Derby. Parcheggiammo il bus in una viuzza deserta, non c’era ombra di altri visitatori, niente cartelli o indicazioni. E così, perplessi, andammo a suonare al citofono di casa Best, convinti di aver preso un abbaglio. Era una palazzina a due piani,con intorno un ampio giardino, esattamente come tante altre della zona, tipiche abitazioni da piccola-media borghesia liverpooliana.Dopo un lungo silenzio sentimmo il ronzio che apriva il cancello e dalla porta principale della casa vedemmo uscire un giovane scapigliato che si presentò come Roag Best, figlio di Neil Aspinall, uno dei personaggi chiave dell’ambiente beatlesiano, e di Mona Best. In altre parole era il fratellastro di Pete e sarebbe stato lui a guidarci. Girammo dietro la palazzina e Roag aprì con la chiave una porta da cui si accedeva al fantomatico club. Al colmo dello stupore scoprimmo che la cantina-club era rimasta intatta, come congelata nel tempo, con tanto di polvere, immutata, come se fosse stata chiusa da poco. Significava, o almeno sembrava, che in 60 anni nessuno ci fosse mai più rientrato se non per mettere in un angolo una manciata di magliette da vendere e qualche altro misero souvenir. Per il resto c’erano le anguste stanze mal pitturate (dagli stessi Beatles, come dice la leggenda), un soffitto stellato – si dice fatto da John – e su un pezzo di intonaco rosso una scritta incisa forse con un coltello: “John is back”, Johnè tornato. Cose da ragazzi. Ma noi eravamo emozionati, oltre che sorpresi, con Ernesto ci guardavamo felici, stavamo visitando la cantina dove i primissimi Beatles, prima ancora del Cavern, si erano esercitati davanti al pubblico. Era una situazione del tutto surreale ma, per assurdo, l’incuria e la sciatteria che caratterizzavano la visita erano esattamente il motivo del suo fascino.Quella cantina era intatta, esattamente come quando aveva smesso di essere utilizzata come piccolo club. Roag ci mostrava la stanzetta in cui stava il gruppo che suonava, senza separazione dal pubblico, la stanza dove era stato installato una specie di bar, un bagno ai limiti della decenza, come se l’avessero chiusa una notte del 1962, e l’avessero riaperta per noi quel giorno. A differenza di tutti gli altri posti beatlesiani, dava esattamente l’idea di quello che era: una banale cantinaccia, sporca, povera, come quelle usate da altri milioni di adolescenti nel mondo.Ma era il luogo dove tutto era iniziato, il luogo da cui era partito il big bang che aveva cambiato il volto della musica popolare.