la Repubblica, 17 settembre 2024
Rapido riassunto dello scontro Grillo-Conte
Lo scontro tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte sta aprendo nuove frontiere della politica contemporanea. Rapido riassunto delle questioni dibattute tra il fondatore del Movimento 5 Stelle e l’attuale capo politico in vista della costituente grillina (forse dovremmo cominciare a dire: contiana). Grillo vuole smettere di aiutare militarmente l’Ucraina, senza alleanza con il Pd. Conte vuole smettere di aiutare militarmente l’Ucraina, ma in alleanza con il Pd. Grillo vuole una linea di politica estera anti-atlantista, fuori da un’intesa con il Pd. Conte pure è di orientamento anti-atlantista, però nell’ambito di un’intesa con il Pd.Grillo è contro la Ue e il bis di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione, e il Pd gli fa orrore quanto Bruxelles. Conte idem sull’Europa e von der Leyen, e nemmeno a lui garba il Pd, tuttavia è disposto a farselo piacere un pochino. Grillo non sceglie tra Trump e Harris in vista delle presidenziali Usa, e figuriamoci se gli va di scegliere tra Meloni e Schlein. Trump e Harris pari sono anche per Conte, ma su Pd e Fratelli d’Italia è pronto a concedere l’esistenza di qualche differenza.Conte e Grillo sono anche d’accordo su: niente ratifica del Mes, apertura alla Cina, no al nuovo Patto di stabilità, stop ai termovalorizzatori, simpatie per il Venezuela chavista e altre questioni minori. Sono perfettamente allineati pure sui temi che, in teoria, avvicinano entrambi ai dem: reddito di cittadinanza, salario minimo, no all’autonomia differenziata e alla riforma costituzionale per il premierato. Praticamente sono d’accordo su tutto, tranne che sul Pd e su chi è il padrone del partito. Potrebbe comunque bastare per arrivare a una scissione in tempi rapidi. Per onestà va aggiunto che un tema sul quale sono ferocemente divisi c’è: il limite dei due mandati per i parlamentari 5S, questione strategica per il futuro del Paese.Già la separazione tra Matteo Renzi e Carlo Calenda aveva dimostrato quanto poco possa contare la politica nelle scelte strategiche dei partiti personali, malapianta della Seconda Repubblica italiana che ha attecchito in molte democrazie occidentali, comprese Francia e Germania. A facilitare la separazione tra i due ex leader del Terzo Polo è che stavano ancora in regime di separazione dei beni, ognuno si è ripreso il proprio partito e tanti saluti, salvo viaggiare entrambi spediti verso l’accordo con la coalizione di centrosinistra.Marciare divisi per colpire uniti, diceva Mao. Nell’ex Terzo Polo c’è più Armata Brancaleone: “Ove ite?”, chiede un gruppo di erranti all’altro, “senza meta” è la risposta, “senza meta anche noi, ma in altra direzione”.Nel caso del M5S la situazione è più complicata che per i centristi in lite. Come in tutte le scissioni c’è da decidere chi si tiene cosa, il simbolo, la cassa, il contratto di consulenza di Grillo, e altre vicende nodali per i decenni a venire. Del resto, è difficile pretendere una ordinata divisione sulle scelte politiche da un Movimento nato sul principio che destra e sinistra non esistono più. Ogni esplosione dei 5S ha prodotto tutte schegge “senza meta ma in altra direzione”, come testimonia l’imbattibile record della scorsa legislatura, quando la diaspora grillina in Parlamento ha piazzato almeno un fuoriuscito in ciascuno dei gruppi esistenti, nessuno escluso. Questo è un tema che non può smettere di interrogare anche il Pd. Con la legge elettorale in vigore, inseguire un accordo con Conte è inevitabile. Ma che alleanza può nascere con un Movimento che sceglie il campo di centrosinistra pur continuando a condividere buona parte del programma con quei 5S che scappano inorriditi dall’alleanza?Dal sottobosco vicino al M5S continuano ad arrivare a Conte consigli affinché ci ripensi e si sfili dalla coalizione progressista. Chiare anche le suggestioni proposte a Conte per farlo desistere: se in Francia Mélenchon e Le Pen si strizzano l’occhio per reciproca convenienza, perché non dovrebbero farlo in Italia grillini e Meloni? Se Trump è più “pacifista” dei democratici Usa – affermazione che è ovviamente una delle più grandi bestialità prodotte da mente umana – perché schiacciarsi sulla sinistra riformista?Ma persino una contesa padronale come quella tra Conte e Grillo dimostra che alla spregiudicatezza e alla pirateria c’è un limite e che la politica vera torna sempre a reclamare il suo spazio. Puoi illuderti di ridurla a una faccenda di gogna e vaffa, di poltrone da tagliare e casta da sopprimere, di posture e battute, ma alla fine nessun progetto può vivere solo di invettive da social e comizi da trivio. Servono scelte vere e fondate.Anche quando la butti fuori dalla porta, la politica rientra dalla finestra e chiede il conto. Per il M5S sulla via della scissione sarà più salato dei 300 mila euro del contratto di consulenza che Conte minaccia di sospendere a Grillo.