Corriere della Sera, 17 settembre 2024
Reinhold Messner non si sente italiano
Caro Aldo,
nel talkshow politico del primo canale tedesco Ard «Maischberger», la giornalista Sandra Maischberger (equivalente di Lilli Gruber) ha chiesto a Messner della situazione politica italiana, dicendogli «Lei è anche un italiano e le devo chiedere...»; al che Messner ha risposto: «La devo correggere, io non sono italiano, sono un cittadino italiano. Io sono sudtirolese, europeo e cittadino del mondo. Non sono nazionalista». Messner è spesso in tv in Germania; come self-promotion è un maestro, la chiacchiera fluente, l’ego molto sviluppato. Un uomo dei tempi, si potrebbe dire. Seguo Messner da 50 anni, ho ancora i suoi primi libri che acquistai negli anni Settanta (da «Ritorno ai monti», il primo), ammiro quello che ha fatto da alpinista e rispetto le sue opinioni, ma la sua costante presa di distanza e malcelata antipatia verso l’Italia mi lasciano perplesso. L’opposto di Gustav Thöni che, pur restando fedele alla propria cultura e «piccola patria», apprezza di appartenere a una comunità nazionale più ampia. Sono molto critico nei confronti del mio Paese, e purtroppo condivido alla mia età la delusione di Montanelli che «l’Italia è il rimpianto di una patria», ma la posizione di Messner la trovo stridente e fastidiosa.
Lucio Chiodi, Berlino
Caro Lucio,
Reinhold Messner compie oggi ottant’anni. Non l’ho mai conosciuto, sogno di intervistarlo prima o poi, magari per i suoi novant’anni, oppure cento. Lo ammiro moltissimo: è forse il più grande alpinista di tutti i tempi. Ha la residenza in Italia, paga le tasse allo Stato italiano, contribuisce con il suo talento e il suo lavoro a tenere aperti ospedali, asili, ricoveri per anziani, strutture per persone non autosufficienti, caserme di poliziotti, carabinieri, finanzieri, missioni di pace in cui soldati italiani rischiano la vita come in Libano. Purtroppo non tutti i cittadini italiani possono dire lo stesso, anzi a volte più sono ricchi e meno tasse pagano, oppure non pagano neppure un euro, e diventano eroi popolari.
Insomma, Messner fa il suo dovere di italiano, e questo mi basta. Non possiamo costringerlo a sentirsi italiano. A me non è mai parso anti-italiano: parla bene la nostra lingua, con l’accento della sua terra come fanno anche i piemontesi e i napoletani, i siciliani e i veneti. È vero che la sua posizione è diversa da quella di Gustav Thöni. Reinhold Messner non ama l’espressione Alto Adige, cui preferisce quella di Sud Tirolo; Thöni dice che per lui sono la stessa cosa, così come lui si sente sia Gustav, sia Gustavo.
Ovviamente preferisco la posizione di Thöni; ma non mi sento di biasimare quella di Messner. Non prendiamoci in giro: Alto Adige è un nome inventato da noi italiani; Tirolo è il nome storico della regione. Nell’inno della Germania, Paese amico, si cita – sia pure in un verso che non viene più cantato – l’Adige come frontiera meridionale del mondo tedesco: «Von der Etsch bis an den Belt», dall’Adige al Baltico. Insomma, se sul confine orientale ci manca un pezzo d’Italia, le coste dell’Istria, sul confine nord-orientale ci siamo presi un pezzo di Austria, per poter arrivare allo spartiacque e garantire la difesa dei nostri confini. È vero che gli italiani di lingua tedesca hanno avuto nel dopoguerra molti soldi pubblici da spendere; ma hanno fatto della loro terra un giardino fiorito. Purtroppo di altre terre, che di soldi pubblici ne hanno trattenuti e ricevuti molti di più, non possiamo dire altrettant