Corriere della Sera, 17 settembre 2024
Al settore auto serve molto di più
I c ostruttori di auto potrebbero chiedere di modificare il calendario che da qui al 2035, secondo le regole europee, porterebbe all’abbandono della vendita di vetture a motore a scoppio.
L e case automobilistiche (non tutte e con diverse posizioni), vorrebbero che fosse rivisto il taglio del 15% di emissioni di CO2 nel 2025. Di sicuro non sarà la prima né l’ultima richiesta. Che però pone qualche dubbio su come i protagonisti in questo settore abbiano affrontato la discontinuità tecnologica e sociale, posta dalle sfide ambientali. Si potrà e si deve criticare l’Europa se si pensa che abbia posto la questione del riscaldamento globale in maniera ideologica e burocratica. Ma dietro il velo di queste critiche pensare che il tema non fosse reale potrebbe aver indotto molti a credere che si potesse agire solo sui tempi. Quello che l’Europa indicava era invece una sfida innanzitutto basata sull’innovazione. Quello che stava accadendo negli Stati Uniti con la Tesla, ma soprattutto quello che era accaduto in Cina con i pannelli solari e le energie rinnovabili, rischiava di estendersi anche ad altri settori.
La BYD cinese, l’azienda che sia pur per poco ha superato Tesla nelle vendite di auto elettriche, era una start-up nel 2003. La BYD assieme all’altra cinese Geely (che in Europa già possiede Volvo) e Dongfeng stanno cercando siti nella Ue per produrre auto che non siano gravati dai minacciati dazi del 19,9%. Dazi, allungamento delle scadenze, sono provvedimenti eccezionali. Servono a guadagnare tempo: purché a monte venga accettata la sfida tecnologica e dell’innovazione appunto. I produttori di auto europei sono stati quelli che nella Ue hanno speso di più negli ultimi venti anni in ricerca e sviluppo. Le carte in regola le hanno.
Ma le due transizioni ecologiche e digitali hanno fatto comprendere come la competizione sull’innovazione si vinca ormai in una logica sistemica. E quindi oltre ad agevolazioni alla transizione e al tempo serviva e serve, per esempio, puntare a una migliore strutturazione del mercato elettrico, delle infrastrutture di settore. Partecipare cioè alla difesa non solo dell’esistente ma anche alla costruzione del futuro. Non sono solo parole, ma la cornice senza la quale qualsiasi azienda e settore è destinata a soccombere se non la si adotta.