il Fatto Quotidiano, 16 settembre 2024
Biografia di Salvatore Cardinale
Dicono che in Italia solo Salvatore Cardinale, detto Totò, può vantare un numero di amici (diretti e indiretti) contrattualizzati così alto. Ha “procurato” diecimila posti di lavoro solo nella sua bella Sicilia, con una incidenza significativa nell’area di Caltanissetta, storico collegio elettorale dove tuttora regna. Nel tempo dell’amichettismo una retrospettiva sulla superiore capacità organizzativa con la creazione di un distretto clientelare che fu vera virtù sociale.
“Dividiamo la verità dalla bugia. La mia capacità, al tempo in cui feci il ministro delle Comunicazioni, tra il 1998 e il 2001, fu quella di liberare le energie in un settore, le telecomunicazioni, bloccato, imballato, ingrippato”.
Ha dato benzina al motore, libertà all’iniziativa privata, ali ai gabbiani in volo.
Grazie anche ai consigli di Francesco Cossiga (lei ricorda che facevo parte dei cosiddetti “straccioni di Valmy”, il gruppuscolo parlamentare dell’Udr che agevolò la nascita dei due governi D’Alema).
Telecom e Alitalia si diedero subito da fare per venirvi incontro.
Le Poste.
E Albacom.
E Wind dove la mette?
E Nortel, diamine!
Tutti ad aprire call center in Sicilia o centri di ricerca. La mia fortuna fu che non si dovessero trasferire le ciminiere: bastava un pugno di computer, un capannone ed eccoti la fabbrica nuova di zecca.
Al siciliano attempato e disoccupato una vera manna.
Alt, qui non parliamo di invalidità civile.
Lì l’imbattibile era Remo Gaspari.
L’invalidità come titolo di preferenza, le Poste o le Ferrovie come destinazione utile, il nord come primo contratto, trasferimento al Sud alla prima occasione e ciao. Ma era lo Stato che si faceva mungere. Qui siamo alla cooperazione con l’iniziativa privata.
Oggi la struttura dell’amichettismo è dentro la stretta cerchia del circuito familiare, o al meglio ai parenti di fiamma. Siamo, se si può dire, all’elitismo della clientela. Ai suoi tempi invece quando l’amico in piazza chiedeva lei cosa rispondeva?
Amico mio guarda che qui c’è da valutare le esigenze di un padrone. Tuo figlio deve essere bravo col computer, sapere qualcosa di inglese e aver voglia di lavorare. Ricorda che c’è qualcuno che investe i soldi e vuole un ritorno.
Per far capire che non era come fare il bidello.
E guardi che davvero migliaia e migliaia sono stati i posti di lavoro, un turbinio eccitante di possibilità e davvero, col senno di poi, è stata mirabile l’azione di governo (era altra classe, i miei colleghi ministri erano Bersani, Bindi, Ciampi, etc.)
Lei adesso è a riposo.
Politicamente sto facendo da tutor a una mia creatura, Sicilia Futura, che sta dando ottimi frutti elettorali in regione. Navighiamo nel solco della rotta di Forza Italia.
La ricordavo democristiano di sinistra, demitiano di ferro.
Ancora dentro di me rulla il tamburo della sinistra moderata. Però Forza Italia è più prossima al cambiamento interno, più duttile, più governista.
La sua più grande delusione fu vedere nelle urne una simpatia molto contenuta. E anche la riconoscenza.
Chi ottenne il lavoro si affrancò dal bisogno e dall’amicizia nei miei confronti. Chi non l’ha avuto ha invece vissuto l’esclusione con rancore, con rabbia. Come se io avessi potuto imbarcare la Sicilia intera nei call center.
Senta Cardinale, lei da anni non solca più il mare di Montecitorio.
Lasciai a mia figlia Daniela. Ha fatto tre legislature e adesso anche lei ha chiuso con l’attività parlamentare.
Ma lei resta sempre coinvolto.
La passione è fuoco ardente, è segno indelebile.
È fuoco, vero.
Ti fa ardere. La politica è dentro di me. Avevo 18 anni e sono del ’48, pensi lei.
Chi le rubò gli elettori.
Arrivò Berlusconi e bum!
Come successe?
E che ne so! Io avevo procurato il lavoro lui si beccò i voti.
Finì male.
61 collegi a zero. Fu un mago.
Lei, il maggior costruttore di futuro rimase con il cerino in mano.
Sempre il 16% prese la Margherita in Sicilia. E la Margherita ero io.
Cavolo, fortissimi!
Fortissimi cosa? Berlusconi ci fece cappotto.
Dopo di lei chi è stato il più forte a trainare braccia nel mondo del lavoro.
Non mi faccia dire, davvero non so.
Remo Gaspari, il ministro con il grande schedario dell’elettore bisognoso.
Lui però lavorava con l’invalidità civile.
La disfunzione epatica, la deambulazione difficile, lo stordimento, la zoppìa contenuta, la cecità quasi totale.
Il difetto fisico come premessa costitutiva del lavoro necessario.
Ma è un’altra storia.
Tutta un’altra storia.