Il Messaggero, 16 settembre 2024
I social media da vietare, e i genitori da rieducare
A quanto pare, diversi Paesi si stanno finalmente accorgendo del pericolo che i social network possono rappresentare, in particolare per i più giovani. Mentre in Italia è stato vietato l’utilizzo dello smartphone in classe, lo scorso martedì il primo ministro australiano, Anthony Albanese, ha annunciano un piano per introdurre una legge entro il 2024 che non permetta ai bambini di accedere ai social fino a un certo limite di età (probabilmente 14 o 16 anni). Addirittura, per impedire che il divieto possa essere aggirato, il governo australiano ha investito 6,5 milioni di dollari su una tecnologia di verifica dell’età. Intanto però fa discutere l’intervento del responsabile degli affari globali di Meta, Nick Clegg, che ha spiegato come i genitori non utilizzino i controlli parentali introdotti dall’azienda di Facebook e Instagram per evitare un utilizzo sconsiderato delle piattaforme da parte dei minori. «C’è un problema comportamentale», ha detto Clegg, «noi come società diamo degli strumenti per limitare il tempo che i ragazzi passano online, ma poi questi strumenti non vengono utilizzati». Se la questione centrale è che un’azienda privata non dovrebbe mai avere il potere di influire sulla vita degli adolescenti e sul loro modo di socializzare, d’altra parte Clegg ha ragione: quello della responsabilità dei genitori resta il problema fondamentale, molto difficile da risolvere