il Giornale, 16 settembre 2024
Così Taiwan immagina l’aggressione cinese
Per vederla serviranno ancora diversi mesi. Eppure Zero Day, il giorno zero, fa già parlare tantissimo di sé e si prepara ad aprire un nuovo fronte diplomatico. Stiamo parlando di una serie taiwanese che uscirà nel maggio del 2025. Costata quasi 10 milioni di dollari, racconta in 10 puntate l’invasione cinese dell’isola ribelle. Il primo trailer di Zero Day, una lunga anticipazione di 17 minuti, ha mostrato una serie politica, riflessiva, carica di inquietudine.
Ogni puntata ha una doppia struttura: c’è una storiaverticale con protagonisti diversi e poi c’è il filoneorizzontale dove il giorno zero incombe. L’episodiopilota racconta di un aereo cinese che scompare in acque taiwanesi e del successivo blocco navale che Pechino impone all’isola, il tutto sullo sfondo della transizione dei poteri da una presidenza all’altra. Da quel momento prende il via una spirale narrativa che dipinge su schermo gli incubi dei taiwanesi. Ci sono il crack del sistema finanziario, il taglio delle comunicazioni esterne, la fuga dei cittadini stranieri, i sabotaggi delle quinte colonne attive nel Paese. E poi l’onda delle fake news, come un video falso che mostrail presidente uscente dichiarare guerra alla Repubblica popolare e un successivo video in cui si vede una presentatrice della tv di Stato cinese
che invita i taiwanesi ad accogliere pacificamente l’esercito invasore.
La serie, che con ogni probabilità approderà su Netflix, mostra una qualità realizzativa elevata, ma soprattutto una filosofia che mescola denuncia politica con atmosfere distopiche. La pubblicazione del trailer ha fatto detonare tutte le ansie dell’isola.
Hsin-mei Cheng, tra gli autori della serie, ha detto di aver iniziato a lavorare al progetto dopo la visita sull’isola della speaker Usa Nancy Pelosi nel 2022 e le successive esercitazioni muscolari della Cina. Lo Ging-zim, uno dei registi che ha lavorato alla serie, ha detto al britannico Guardian che nell’isola la sensazione di una guerra imminente è percepibile, ma che la speranza è che un lavoro come Zero Day spinga il Paese a riflettere sul tema.
Su YouTube il video è stato visto da quasi due milioni di persone. E tra i commenti si scorgono diversi messaggi di approvazione. Un utente scrive: «Ho 21 anni e quando l’ho visto ho pianto. Questi 17 minuti sono una realtà molto vicina a noi. Forse un giorno queste cose succederanno davvero. Perché la scomparsa della libertà e della democrazia dura solo un attimo». La discussione si è poi spostata sui media di Taipei, in particolare sui rischi della disinformazione, dello spionaggio e delle infiltrazioni. Ovviamente sui social cinesi il trailer
è stato censurato e il governo di Pechino ha accusato le autorità di voler «diffondere il panico».
Qualche ragione forse Pechino ce l’ha. Zero Day è, infatti, anche un’operazione che ha avuto l’appoggio del governo di Taipei. I fondi usati per girare il progetto arrivano da enti come il ministero della Cultura e la compagnia nazionale di telecomunicazioni. Anche il ministero della Difesa ha dato il suo contributo consentendo riprese a bordo di navi militari e basi. L’intero lavoro è stato realizzato consultando esperti, taiwanesi e internazionali, per rendere quanto più reale possibile la sceneggiatura con scenari verosimili e i possibili piani cinesi.
Tra i finanziatori da segnalare anche il miliardario Robert Tsao, magnate dei microchip, che nel 2022 ha avviato un programma da 32 milioni di dollari per addestrare 3,3 milioni di taiwanesi per formare civili guerrieri pronti a combattere in caso di invasione cinese. Un piano che è poi stato ridimensionato a causa delle leggi sulle armi da fuoco molto restrittive.