La Stampa, 16 settembre 2024
Giuseppe Conte parla della situazione politica
«Non auguro a Matteo Salvini una condanna penale, come a nessun avversario politico», premette il leader del M5S Giuseppe Conte iniziando questa intervista in cui, dal caso Open Arms, il discorso si allarga ai presunti complotti contro il governo, al rapporto Draghi, fino all’atteggiamento da tenere sulle guerre e al futuro del Movimento e dell’alleanza progressista.Andando con ordine: sono stati chiesti 6 anni per Salvini e la reazione del governo è stato l’attacco ai pm. Che effetto le fa?«Quando è capitato a me di essere chiamato dalla magistratura a rispondere di scelte difficili fatte durante la pandemia, io non l’ho accusata di imbastire processi politici, né ho invocato il popolo a intervenire in mio favore. Mi sono difeso con serenità e la mia posizione è stata archiviata con formula piena, mentre Giorgia Meloni mi dava del criminale e la fondazione di Alleanza nazionale finanziava l’associazione che ha fatto l’esposto a Bergamo».Ai tempi del caso Open Arms lei era presidente del Consiglio: si rimprovera qualcosa in quella vicenda?«L’accusato non sono io. In questo processo sono stato testimone di fatti a mia conoscenza, ed è noto che scrissi invano a Salvini due lettere per sollecitare lo sbarco dei più vulnerabili».Si pente di aver firmato con Salvini i decreti sicurezza?«Con il governo Conte due, la prima cosa che abbiamo fatto è stato cambiare quei decreti».Secondo la premier Meloni la richiesta dei pm è «incredibile».«Nel rapporto con la magistratura, la destra mostra i suoi evidenti limiti culturali: uno dei principi fondamentali della nostra democrazia è l’uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge. E questo vale anche per chi ha ruoli di governo, che non possono diventare spazi di impunità».Dice il presidente del Senato La Russa che i pm interpretano e correggono le leggi.«Di fronte ai processi reagiscono sempre così, che si tratti di Delmastro, di Santanchè, di Toti, si arroccano sempre in una difesa corporativa, aizzando il popolo contro la magistratura accusata di intervenire a orologeria per finalità politiche. Ovviamente questo vale solo quando a essere indagati sono loro e i loro sodali».Attaccano la magistratura ma sono diffidenti anche con la polizia, i servizi segreti, che sta succedendo?«È sintomo di grande debolezza. Le sorelle Meloni si stanno ormai perdendo tra complotti, continue bonifiche degli uffici, allontanamento del personale anche di polizia: sono entrate in piena sindrome da accerchiamento. E secondo me fanno bene a preoccuparsi, ma sbagliano mira».Di chi dovrebbero preoccuparsi?«Si devono preoccupare dell’auto-complotto: il boicottaggio che si stanno facendo da soli ministri, compagni, mariti e sodali con la loro conclamata incapacità, che ogni giorno mette a rischio l’attività del governo e la credibilità della classe dirigente».Sulla difesa di Salvini sono compatti, meno su temi di governo: sulla tassa sugli extra profitti su cui lei insiste ci sono pareri diversi...«Abbiamo bisogno di una provvista finanziaria per venire incontro a famiglie e imprese in difficoltà, la possiamo ricavare dai profitti extra di banche, industria delle armi, società energetiche e farmaceutiche, assicurazioni. Giorgia Meloni si faccia coraggio e dimostri che non è ricattabile».Antonio Tajani ha già detto che Forza Italia non ci sta.«Rischia di diventare il governo delle pavidità reciproche: Tajani parla di Ius scholae e poi vota contro in Parlamento. Meloni agita il tema degli extra profitti e non riesce ad andare fino in fondo. Da ultimo La Russa provoca Tajani, ma ha poco da sfottere: sugli extraprofitti Giorgia Meloni si faccia valere. Siamo a 18 mesi di fila di calo della produzione industriale su base annua, le misure di politiche attive del lavoro non funzionano, abbiamo solo l’aiuto del Pnrr, ma ancora per quanto? Così non si governa un Paese».Su una cosa lei però è d’accordo col governo: il no all’uso delle armi donate all’Ucraina in territorio russo.«Trovo la posizione del governo ipocrita. Se l’obiettivo di Meloni è vincere la guerra con la Russia, come ha dichiarato in Parlamento, allora non può inviare armi imponendo un limite di utilizzo. Sta inaugurando il “bellicismo pavido"».Allora non dovrebbe inviare armi, intende. Voi del M5S avete votato contro in Parlamento.«Occorre investire seriamente in un progetto di pace. E mi lascia costernato che i governi che si sono succeduti abbiano interrotto la nobile tradizione italiana di grande capacità diplomatica e visione multipolare. Siamo schienati a una prospettiva di guerra a oltranza, con un’Europa non pervenuta, senza capacità di costruire un orizzonte di pace e sicurezza che regga la sfida del futuro: tutti i Paesi Nato a fare la guerra contro la Russia e il resto del mondo».Vede il rischio vero di una guerra Russia-Nato?«Ci stiamo avvicinando, passo dopo passo».Perché dice «i governi che si sono succeduti»: è una critica anche al governo Draghi?«La critica vale sicuramente anche per il governo Draghi. Le condizioni migliori per concludere un negoziato di pace furono poco dopo l’aggressione russa, e non c’è stato nessun tentativo di rendere l’Italia protagonista di un negoziato di pace».A proposito di Draghi: ha letto il suo report sulla competitività in Europa? Che ne pensa?«È assolutamente condivisibile l’obiettivo di realizzare grandi piani di investimento per rendere l’Europa più competitiva, finanziandoli anche con debito comune europeo. È stata la nostra grande vittoria in Europa nel 2020, mentre ora Meloni torna indietro con il patto di stabilità. Fa piacere che ora parta il solito codazzo di osanna di giornalisti e politici per Draghi che dice queste cose, mentre noi che ci battiamo da sempre contro l’austerità siamo considerati pericolosi populisti».Presidente, si toglie un sassolino dalle scarpe, ma alla fine è d’accordo con Draghi...«Nel rapporto manca però lo sviluppo di più efficaci politiche fiscali per contrastare gli abusi dei giganti del web, ed è assolutamente inaccettabile la certificazione di un’economia di guerra, con il passaggio dal welfare al warfare».Cosa intende?«Con la rimozione dei limiti Bei agli investimenti militari e delle limitazioni della finanza europea per le industrie belliche, con la revisione dei parametri della finanza etica, si asseconda un completo stravolgimento del quadro regolatorio europeo in direzione di una transizione, verde sì, ma verde militare».Anche sul conflitto mediorientale lei è critico col governo: cosa dovrebbe fare?«Da Gaza si leva un assordante grido di dolore verso il mondo intero che assiste indifferente. Non avrò pace finché il governo non alzerà la testa e si batterà in tutte le sedi per ottenere il cessate il fuoco, il riconoscimento dello Stato di Palestina e non sosterrà l’azione legale contro il governo israeliano davanti alla Corte di giustizia internazionale. E, a livello europeo, mi aspetto che faccia immediatamente due cose».Cosa?«Mi aspetto che il governo italiano sia in prima linea ora che si discuteranno le sanzioni contro i ministri israeliani per le ignobili politiche di occupazione della Cisgiordania, e che si faccia promotore dell’embargo assoluto di armi a Israele finché non terminerà il conflitto».Sulla politica estera ci sono le divisioni più profonde nell’alleanza di centrosinistra: sono ricomponibili?«Se si vuole costruire un’alternativa al governo Meloni in direzione progressista, bisogna essere conseguenti: non si è mai visto un governo progressista bellicista».È sempre dell’idea che Renzi non possa farne parte?«Vedo dai sondaggi che la pensano come me non solo gli elettori del M5S, ma anche quelli del Pd e di AvS».Presidente, sono appena uscite indiscrezioni secondo cui Grillo sarebbe molto risentito con lei, «vuole farmi fuori», avrebbe detto…«Non troverete mai una mia dichiarazione o un atto che attesti la mia volontà di far fuori Grillo. Ma nessuno può ostacolare o impedire il processo costituente».C’è il rischio che al termine della Costituente ci sia una scissione del Movimento?«Sarebbe una contraddizione con la storia del M5S, nato per realizzare la più ampia partecipazione popolare. Proprio ora che stiamo facendo questo esperimento rivoluzionario di democrazia partecipativa? Non vedo questo rischio».Ma è vero, come la accusa qualcuno, che lo sta allontanando dalle origini?«Di quali origini parliamo? Quando io mi sono iscritto, il Movimento aveva già cambiato tante regole e impostazioni iniziali. Ma è normale che accada: l’evoluzione del quadro storico, politico, sociale impone una continua evoluzione, tanto più a una forza che si definisce in “movimento”. La verità è che stiamo recuperando il vero principio fondativo per cui è nato il M5S: la democrazia partecipativa