Corriere della Sera, 16 settembre 2024
Biografia di Misselvia, paroliera, 100 anni
«Siam tre piccoli porcellin, siamo tre fratellin». È una delle canzoni più famose scritte da Misselvia, nome di battesimo Elvia Figliuolo, scritta all’inizio degli anni Cinquanta per Gino Latilla e successivamente cantata da Rita Pavone e da Cristina D’Avena. Misselvia vive a Brugherio e ha appena compiuto cent’anni. Un traguardo festeggiato anche da dai Comuni di Brugherio e Potenza, dove è nata il 3 settembre del 1924, con una pergamena. Ma «I tre porcellini» non è l’unica canzone per cui Misselvia ha scritto le parole. Infatti, ha composto testi anche per Mina («Gloria»), Celentano («Coccolona»), Iva Zanicchi (Caro mio»), Dalida («La mia vita è una giostra»), Caterina Valente (scomparsa il 9 settembre scorso), Nada, Petula Clark, Bobby Solo, Natalino Otto e tanti altri artisti.
Che rapporti aveva con i cantanti per cui lavorava?
«In realtà non sono molti quelli che ho conosciuto di persona. Mi limitavo a scrivere i testi per loro, il mio compito era esclusivamente quello»
Come è iniziata la sua carriera di paroliera?
«Nasco come dattilografa, poi sono stata assunta da una casa editrice musicale, la Francis Day di Milano. Era specializzata nell’importare in Italia canzoni americane e il mio compito era tradurle. Quando si accorsero che le mie traduzioni erano ottime mi fecero subito fare l’esame alla Siae per diventare paroliere. Ho fatto le magistrali, una certa infarinatura generale d’inglese l’avevo, ma non mi preoccupavo che la traduzione dall’originale fosse aderente, stavo più attenta alla metrica, a fare in modo che le note musicali cascassero correttamente sulle parole».
Il nome Misselvia da dove deriva?
«Quando feci l’esame alla Siae era necessario un nome d’arte. Siccome ero ancora signorina e tutti al telefono mi chiamavano Miss Elvia, mi venne automatico associare le due parole».
Come mai ha scelto di vive re a Brugherio?
«Seguendo mio padre, che era un telegrafista. Come tutti i dipendenti pubblici era soggetto a frequenti spostamenti. Sono stata a Pesaro, a Bergamo, a Milano e, infine, a Brugherio. La casa editrice era nel centro di Milano. Facevo avanti e indietro con la macchina. Ero una delle poche a guidare e il mestiere di paroliere, in particolare, era riservato agli uomini. Nel 1963 mi sposai con Gianni Cossu, era un giornalista, ha lavorato per Oggi e Avvenire. Con lui, per qualche hanno, abbiamo abitato in pieno centro a Milano».
Da dove nasce l’ispirazione per scrivere il testo di una canzone di successo?
«Sono sincera, non era necessaria nessuna ispirazione. Per quanto mi riguarda mi preoccupavo solamente di fare in modo che le parole andassero bene con la musica. Non ho mai cercato qualche forma di ispirazione, né del fatto che il senso fosse quello originario. L’importante era che la canzone e le parole fossero orecchiabili».
Che effetto fa compiere 100 anni?
«Un traguardo importante, un secolo di vita! E sono molto soddisfatta della vita che ho avuto. Sono anche felice del lavoro svolto in passato e del fatto che la Siae ogni volta che qualcuno suona una mia canzone mi riconosca i diritti. Non posso lamentarmi».
Nonostante gli anni, Misselvia ha ancora un obiettivo e Tiziana Peraboni, amica da tanti anni, che le dà una mano a mettere ordine fra i ricordi di una vita, la sta aiutando a raggiungerlo: si tratta di individuare un rapporto di parentela con il generale Francesco Paolo Figliuolo, anche lui di Potenza, incaricato dall’ex governo Draghi di gestire l’emergenza Covid. «Si assomigliano anche – dice con occhio clinico la signora Peraboni -. Sono convinta che fra i due esista un legame familiare. Quando mi metto in testa una cosa faccio di tutto per verificarla».