Il Messaggero, 15 settembre 2024
La Callas e Onassis/11
Meneghini, dopo la rottura con la moglie, non faceva che convocare i giornalisti e sfogare il suo risentimento con “dichiarazioni melodrammatiche”, che rendevano furiosa Maria. Un giorno (si trovava a Londra) al limite della sopportazione, la soprano minacciò il marito: “Prima o poi, verrò a Sirmione con la pistola e ti ucciderò”. Per non essere da meno, Titta replicò: “Vieni pure: ti aspetterò con un mitra”. Per fortuna, prima di commettere una strage, si separarono legalmente. Non si rivedranno più. Tina, invece, che non avrebbe mai impugnato un’arma, chiese il divorzio e ottenne l’affidamento dei figli, Alessandro e Christina.Più innamorati e inseparabili che mai, Ari e Maria decisero di avere un figlio, che la soprano diede alla luce il 20 marzo 1960 in una clinica milanese. Un parto difficile, con taglio cesareo, ma il neonato il giorno stesso, morì per complicazioni respiratorie. Per la soprano fu una tragedia, e anche Onassis ne provò un gran dolore.La perdita del bambino sembrò unirli ancora di più. Maria non si era mai sentita amata per se stessa, e questo l’angustiava, la faceva soffrire. “Nella mia vita confiderà alla sorella dell’armatore tutti si sono serviti di me. Ari è la sola persona che non pretende niente da me; al contrario, mi dà tutto. Qualunque cosa gli chieda”. Se lui le avesse chiesto di rinunciare alla carriera e al successo, ormai planetario, l’avrebbe accontentato. Ma l’armatore non glielo avrebbe mai chiesto. E non solo perché certe cose non si chiedono, e lui da vero uomo di mondo, lo sapeva. Anche perché alla fama della soprano teneva tanto più in quanto essa si riverberava su di lui. Accanto alla donna, di cui tutto il mondo parlava, monopolizzando le cronache dei giornali, le cui esibizioni richiamavano folle entusiaste e plaudenti, Onassis si sentiva più potente, più macho, perfino più ricco. Al fianco dell’amante riusciva a fare dimenticare i suoi avventurosi ed equivoci trascorsi, a farsi perdonare un patrimonio accumulato con la speculazione e la prepotenza, a farsi accettare in quegli ambienti snob ed esclusivi dove il denaro non bastava: ci voleva anche uno status. Quello status che un’artista come Maria gli garantiva, ché l’alta società amava la lirica, atteggiandosi a munifica protettrice e sponsor. Per questo mondo la Callas non era solo “divina": era una divinità. Anche se la sua voce, già nello scorcio degli anni Cinquanta, e all’esordio dei Sessanta, non era più quella di un tempo. Si stava appannando, stava perdendo l’antico smalto e la splendida intonazione.La critica cominciò ad essere sempre più critica e sulla stampa apparvero i primi, impietosi giudizi. Ma la soprano era innamorata, innamorata persa, e solo questo, più di qualunque altra cosa, per lei contava. Vicino ad Ari era felice, e lo sarebbe stata ancora di più se l’esperienza del parto non fosse stata così drammatica