la Repubblica, 15 settembre 2024
Mantovano difende l’Aise dai “sospetti” di Crosetto
Se il buon giorno si vede dal mattino, dalle parti di palazzo Chigi tira un’aria gelida: come se non bastassero le accuse di complotti incrociati, ora tocca persino all’intelligence con stilettate tra due dei tutori della sicurezza nazionale, l’Autorità delegata, Alfredo Mantovano. E il ministro della Difesa, Guido Crosetto. Dopo aver letto le parole pronunciate da Crosetto ai magistrati di Perugia che si occupano dell’inchiesta sui dossieraggi, con le quali lanciava dubbi sulla correttezza dell’Aise, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha iniziato la giornata divulgando una nota significativa, in cui ringrazia il Servizio estero e i suoi vertici e ricorda la «lealtà» degli agenti che si occupano dei servizi di sicurezza per l’estero. Sarebbe una dichiarazione come tante, di circostanza e scontata, se non fosse che Mantovano ha deciso di esternare questa fiducia all’indomani della pubblicazione della memoria in cui Crosetto ventila ai pm sospetti su una «fuga di notizie volta nel sistema di protezione dei dati AISE». In realtà il ministro, sentito a Perugia, ha poi spostato i suoi dubbi sugli 007 venuti dall’estero. Crosetto infatti, riferendosi agli articoli in cui veniva raccontata la partecipazione della moglie a un concorso all’Aise, ha bollato quel «livello di informazioni»come «molto approfondita», così precisa da indurlo a «pensare – si legge negli atti – che qualcuno abbia potuto intercettare i miei colloqui o comunque svolgere accertamenti particolarmente invasivi». Poi ha precisato: «Non sarei portato a ritenere che queste attività possano provenire dai servizi nazionali, ma non mi sentirei di escludere che anche da parte di paesi stranieri possa essere stata effettuata un’attività di ricerca di informazioni». Dalla Presidenza del Consiglio, comunque, hanno già spiegato alla procura che «effettuati i dovuti accertamenti essi hanno escluso la provenienza delle notizie dagli organismi di intelligence».Mentre la procura non ha trovato riscontri a un’altra ipotesi: che a luglio le ricerche abusive di Strianosu Crosetto si erano interrotte, per poi riprendere dopo la nomina del ministro. Come se dietro ci fosse un ricatto. Spie nostrane o meno, è bastata la divulgazione dei timori di Crosetto per suscitare l’intervento di Mantovano. Ha ringraziato «il generale Gianni Caravelli e gli uomini e le donne appartenenti all’Agenzia informazioni e sicurezza esterna, da lui diretta, per lo straordinario lavoro svolto al servizio della nazione, che ha contribuito a elevare il livello di sicurezza e di conoscenza da parte del governo dei tanti scenari di crisi. Il contributo di Aise – ha poi sottolineato – è frutto di competenze elevate e di lealtà verso le istituzioni». Non ha perso tempo Italia Viva, con il senatore Enrico Borghi che ha deciso di entrare nel dibattito: «Dopo la smentita odiernadel sottosegretario Mantovano – ha scritto su X – è chiaro che non si è mai visto in Italia uno scontro così plateale tra l’autorità delegata e un ministro della Difesa sul tema delicatissimo dei servizi. Adesso la domanda è semplice: chi dei due ha perso la fiducia della presidente Meloni? Da come ha reagito, parrebbe il titolare della Difesa. E di questi tempi, è un problema non da poco. Per il governo e per l’Italia».Le parole di Borghi sono significative. Si tratta di un membro del Copasir, che si occuperà del caso Crosetto-Aise.La risposta del ministro non è tardata ad arrivare: «Non c’è nessuna smentita e nessuno scontro», ha detto ricordando che le sue dichiarazioni sono nate a proposito della vicenda «Dossier, che si è rivelata essere un fatto grave ed enorme». «Ti suggerisco di limitarti, come faccio io, a servire con lealtà le istituzioni, lavorando dove ci è dato di farlo. Io sarò ben lieto di fornirti ogni elemento possa esservi utile all’interno del Copasir. Da mesi, lo sono», chiosa il ministro. In realtà le parole di Crosetto nei due verbali, tra l’altro in crescendo, sono sembrate un segnale anche all’ex numero uno dell’Aise, Luciano Carta, già presidente di Leonardo, a cui sembra riferirsi parlando di nomine. Un altro passaggio senza precedenti.