Corriere della Sera, 15 settembre 2024
In morte di Franca Bettoja, paziente moglie di Ugo Tognazzi
A 88 anni è morta ieri a Roma l’attrice Franca Bettoja, che era stata paziente moglie di Ugo Tognazzi dal ’72 e con cui aveva avuto due figli, Maria Sole e Gianmarco. Bettoja, la cui migliore prestazione resta quella in L’uomo di pagliadi Germi, 1957, nel ruolo di una gentile ragazza della tentazione, era per i tempi fuori dal cliché del cinema povero ma bello anni Cinquanta.
Nata il 14 maggio 1936 a Roma da una famiglia dell’alta borghesia aveva studiato con massimi voti al liceo artistico e poi la danza classica al teatro dell’Opera, un curriculum atipico per aspirante diva. Ma Bettoja era diversa, non aveva dentro il sacro fuoco dell’arte anche se nel 1955 debutta al cinema (Un palco all’opera).
Però l’occasione vera le viene dal film di Pietro Germi, ancora nel suo momento neo realistico sentimentale e non ancora grottesco, prima del Divorzio all’italiana, in cui raccontava i problemi e la solitudine di una famiglia operaia in bianco e nero: Il ferroviere e L’uomo di paglia sono infatti un bellissimo, ispirato dittico, il ritratto di un perdente e la Bettoja interpreta la figura di Rita, una ragazza molto introversa e sensibile che si pentirà con il suicidio di aver minato la «felicità» coniugale del baffuto Germi, offrendogli un sospetto di vita diversa. Dopo questa ottima partenza, per cui fu candidata alla Grolla d’oro, seguirono qualche film francese e poche occasioni italiane. Finché sarà Alfredo Giannetti (l’assistente di Germi, il destino) a volerla nel 1961 come semplice impiegata, vittima sentimentale innamorata nella sua opera prima Giorno per giorno disperatamente che, complice nella colonna sonora il famoso Adagio di Albinoni ai tempi molto in voga nel giovane cinema italiano, raccontava la nevrosi del tormentato Tomas Milian, quindi sempre inferni di famiglia con ospite di riguardo Freud. Fu candidata al Nastro d’argento.
Vengono poi alcuni film di genere mitologico, storico, fantasy, avventure, parodie (Il giorno più corto), perfino due Sandokan diretti da Capuano, un successo televisivo («La Pisana», 1960), anche il varietà «Tempo di jazz» che presentò per sette mesi in tv. L’occasione di recitare col futuro marito arriva con Il fischio al naso, nel ’67, secondo film diretto da Tognazzi, che riduce una novella di Dino Buzzati sulla malattia metaforica di un uomo arrivato ma «malato» che giunge in clinica con l’amante (la Bettoja) e ne scala kafkianamente i piani e i reparti causa un fischio al naso senza sapere perché.
Il matrimonio lungo e felice con Tognazzi (una donna introversa «contro» un uomo molto estroverso, abituato alla passerella della rivista), la porta ad abbandonare un poco alla volta la carriera, pur con partecipazioni con amici registi di spicco (Riusciranno i nostri eroi… di Scola, Non toccare la donna bianca, regia di Ferreri). Era l’epoca, anni ’60-’70, delle grandi serate nel villaggio Tognazzi, una forma speciale di Dolce vita che prevedeva partite di tennis e grandi abbuffate con Ugo cuoco tuttofare, complice l’amico di una vita Vittorio Gassman.
L’ultima apparizione fu in Teste rasate di Claudio Fragasso, 1993, la parte di madre del personaggio interpretato dal figlio Gianmarco. Ma la storia della Bettoja, attrice nuova e sensibile, bella e dolce, lontana dai prototipi delle maggiorate e delle ragazze della porta accanto, dotata di un sesto senso per interiorizzare i ruoli, più europea che italiana, resta una storia interrotta con eleganza e discrezione, accanto a un marito protagonista esuberante, colonnello stimatissimo della nostra commedia anche quella più audace (la sua collaborazione con Ferreri): Ugo torna in teatro ma sconterà invecchiando la vendetta della depressione. I due figli di Franca sono un attore, il bravo Gianmarco, e una regista, Maria Sole, che sembra nei suoi toccanti film aver ereditato dalla madre il desiderio di guardarsi dentro per cercare un perché.