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 2024  settembre 15 Domenica calendario

Milano dedica una mostra a Mike Bongiorno

Mike era un candido, non aveva mai secondi fini, per tutta la sua carriera televisiva è riuscito a stupirsi per poco. È stato il primo presentatore della Rai (1954); è stato il primo a partecipare a Carosello (1957); è stato il primo presentatore di Canale 5 (1979), quando ancora si chiamava Telemilano; è stata la star starter di Sky Uno (2009). Nessun presentatore al mondo ha mai avuto un simile privilegio: segnare tre epoche, tre modi diversi di fare e intendere la tv. 
A suo modo, Mike è stato veramente un «padre della patria». I concorrenti che partecipavano ai suoi quiz gli recavano offerte votive. La sua frase di saluto, «Allegria!», era accolta come una benedizione pontificale. Per il coraggio della sua semplicità, è sempre stato facile preda degli entomologi dell’ovvio. Ma dire che era mediocre, ignorante, succube degli esperti, prodigioso gaffeur privo di umorismo è stato anche un modo cifrato di avvertire i suoi fans che il loro idolo era lo specchio di una qualità antica: l’aurea medietà (la caratteristica più ragguardevole dei media), quel buonsenso che contribuisce a rendere più saggi gli uomini. Non è facile esercitare la propria grandezza nelle cose ritenute di poco conto.
Ma la cosa più sorprendente di Mike Bongiorno è stata la sua vita al di fuori del piccolo schermo. Una vita intensa quella di Michael Nicholas Salvatore Bongiorno, senza la «u», come ci teneva sempre a precisare. E per festeggiare il centenario della sua nascita, Palazzo Reale a Milano gli dedica una mostra che sarà inaugurata martedì prossimo. L’immagine che negli anni il pubblico si è fatto di Mike è quella di un pignolo (così lo vedeva anche la pubblicità, ai primordi), di un uomo comune, di un maniaco del dettaglio insignificante. E invece la storia della sua vita stupisce per intensità, colpi di scena, ricchezza di aneddoti: l’infanzia newyorkese, le prime esperienze di lavoro a Torino, la Resistenza, San Vittore, «La voce dell’America», Vittorio Veltroni, Lascia o raddoppia?, le sue numerose vallette, la storia d’amore con la moglie Daniela. 
Solo uno con una vita avventurosa poteva costruirsi una seconda lunga vita televisiva: semplice nella sua assoluta complessità.
Mike, nel fare e nel raccontare la tv, ha sempre scelto il punto di vista del «semplice». Per questo, fin dagli inizi della sua carriera, ha continuato a produrre – un po’ per carattere, un po’ per mestiere – gaffe, bizze, goffaggini, battute che hanno garantito un richiamo popolare non meno forte di quello esercitato dai giochi proposti. Anche se la celeberrima battuta rivolta a una concorrente («Ahi, ahi signora Longari, lei mi è caduta sull’uccello!»), non è mai stata pronunciata. Attribuita a lui, però, è diventata più vera del vero, una leggenda metropolitana.
Mike, descritto dalla poetessa Alda Merini «come uno strano profeta», è stato un grandissimo amico degli italiani, malato di tormenti imprecisi, che ha saputo parlare tutti i linguaggi possibili. Basta ricordare l’entusiasmo con cui, alla fine della sua lunga carriera, partecipava ai programmi di Fiorello, che gli ha regalato non una seconda ma un’eterna giovinezza.