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 2024  settembre 15 Domenica calendario

Il turpiloquio oggi è sdoganato

Il volgare era la lingua parlata dal popolo nel Medioevo: figlia del latino, madre dell’italiano. Dante fu tra i primi a farne un uso letterario, e sappiamo con quali strabilianti risultati.     Il vocabolo «volgare» ha avuto meno fortuna. Oggi vuol dire: sgradevole, offensivo. Se l’Alighieri tornasse a trovarci, potrebbe querelare. L’eloquenza non è più volgare, e le persone volgari non sono eloquenti.
Mi hanno invitato a «Prospettiva Dante» a Ravenna e ho deciso: stamattina, negli Antichi Chiostri Francescani, parlerò di questo. Perché in tanti, oggi, ricorrono alla volgarità? Perché molti non riescono a mettere in fila quattro frasi senza dire stronzo, merda e vaffanculo (scusate, ma è necessario)? Turpiloquio è una parola troppo elegante, per certa gente.
   Per gli adolescenti la volgarità è un rito di passaggio. Usare certe espressioni è un modo di prendere le distanze, di affermare la propria personalità. Ce ne sono di migliori? Certo, ma i riti di passaggio li sceglie chi passa, non chi è già passato. Per un quattordicenne usare le parolacce – il dispregiativo, oggi, suona quasi affettuoso – è liberatorio. Ecco il motivo per cui genitori, zii, nonni e insegnanti dovrebbero astenersi dalla volgarità: toglie il gusto della trasgressione a figli, nipoti, allievi.
   Gli adulti non dovrebbero parlare come scaricatori di porto (nei porti di Genova e Livorno dicono: parlare come i genitori in una chat scolastica a Milano). La volgarità si è allontanata dall’etimologia, il popolo non c’entra più. La volgarità contemporanea è trasversale, prevedibile e irritante, soprattutto a una certa età. 
   Un segno inequivocabile di cattivo invecchiamento è il ricorso continuo a espressioni pesanti, spesso pronunciate a voce alta. Quella persona non teme di essere ascoltata; anzi, ci spera. Certe frasi un tempo erano confinate alle stanze interne delle osterie; oggi sono state liberate – sdoganate, in neoitaliano – da programmi radiofonici e video social. I conduttori si fanno un vanto di usare termini aggressivi e offensivi. Un pessimo esempio che produce pessimi risultati. Spacciare la volgarità per sincerità non è solo un errore: è una stupidaggine