Corriere della Sera, 15 settembre 2024
Gli ucraini ormai hanno perso. Entro un anno le armi devono tacere
«L’Occidente vuole continuare a sostenere l’Ucraina ma ha già dato le armi e gli aiuti economici che poteva fornire. Difficilmente si andrà oltre quanto già varato, e Kiev lo sa. Per arginare l’offensiva russa non resta, quindi, che agire sulla flessibilità. Per questo Joe Biden accantonerà dubbi e timori e autorizzerà l’uso di missili a lungo raggio di fabbricazione occidentale contro obiettivi militari in territorio russo».
Il politologo Ian Bremmer, fondatore e capo di Eurasia, ritiene che, dopo l’incontro del presidente Usa col premier britannico Keir Starmer, la decisione sia ormai presa. Alla Casa Bianca si sta solo discutendo se dare un via libera limitato ai missili a lunga gittata Storm Shadow (prodotti da Gran Bretagna e Francia ma usano tecnologia e sistemi di guida satellitare americani) o esteso ad altre armi Usa come i missili Atacms e quelli lanciati dai cacciabombardieri F-16 appena forniti all’aviazione ucraina.
Si è parlato di dubbi del Pentagono e dello stesso Biden: i missili disponibili non sono molti e le basi russe da colpire sono centinaia. Con arsenali che possono essere spostati più lontano, fuori portata dei missili. E, poi, i dubbi su un presidente indebolito perché a fine mandato.
«La Russia investe il 10 per cento del Pil nella guerra. Né a Washington né a Kiev pensano più che l’Ucraina possa vincerla sul campo. Ma questi sono ragionamenti di lungo periodo, mentre nell’immediato urge intervenire per due motivi: la crescente disperazione degli ucraini e l’incertezza sull’esito delle elezioni americane. Zelensky ha mandato decine di migliaia di uomini ad occupare la regione russa di Kursk, ma l’offensiva non sta andando bene, mentre i russi sono molto vicini a fare conquiste decisive nella regione del Donbass. Dare più flessibilità sull’uso delle armi è l’unico modo per aiutare gli ucraini a contrastare le forze di Putin. E, poi, c’è l’incertezza del voto. Sapendo che tra qualche mese alla Casa Bianca potrebbe esserci Trump che di certo non aiuterà l’Ucraina, credo che Biden deciderà di esporsi di più ora».
Per Putin il via libera ai missili a lungo raggio sarebbe un attacco della Nato alla Russia: fa balenare di nuovo la minaccia nucleare.
«La deterrenza di Mosca su questo non mi pare molto credibile. La Russia in due anni e mezzo ha subito molti interventi indiretti della Nato con la fornitura di cannoni, missili, carri armati pesanti, jet e altro. Ogni volta ha minacciato l’Occidente, ma poi le rappresaglie le ha fatte contro i civili ucraini: Putin non vuole rischiare una vera guerra».
Grande sostegno Nato all’Ucraina ma non sui missili a lungo raggio usati contro obiettivi in territorio russo. Molti Paesi, Italia compresa, sono contrari. Si discute se i sistemi di guida satellitari dei missili anglofrancesi siano da considerare sistemi Nato.
«Certo, questa è un’operazione che può essere condotta da singoli Paesi Nato senza un coinvolgimento formale dell’Alleanza. Ma cambia poco: la Nato ha fornito armi, sostengo economico, ha addestrato i militari ucraini, ha dato tutto il supporto elettronico e l’intelligence possibile. Non credo che per i russi faccia una gran differenza un maggior uso di infrastrutture Nato».
Zelensky chiede di poter colpire i russi in profondità ma parla anche di un conferenza di pace a novembre, coi russi.
«Tutti sono ormai consapevoli che questa situazione di conflitto non si può trascinare ancora a lungo: entro un anno le armi dovranno tacere. Non si tratta solo di Trump: l’America non potrà fare molto di più di quello che ha fatto, ma anche la Germania ha problemi economici e così altri in Europa. Kiev lo sa: sarà dura accettare compromessi difformi da quello che detta il diritto internazionale. Ora, però, bisogna portare al tavolo anche la Russia: è anch’essa stremata ma in questo momento pensa di poter ottenere condizioni ancora migliori andando avanti con la sua offensiva».