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 2024  settembre 15 Domenica calendario

Caso Open Arms, i pm chiedono sei anni per Salvini

«Una follia, difendere l’Italia non è reato, mai nessun governo e mai nessun ministro nella storia è stato messo sotto accusa e processato per aver difeso i confini del proprio Paese». Reagisce così il leader della Lega, Matteo Salvini, sui social (non è andato all’udienza di ieri), appresa la richiesta di condanna del procuratore aggiunto di Palermo, Marzia Sabella, dopo quasi 7 ore di requisitoria: 6 anni di reclusione per lui, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Il motivo? Avere impedito per 19 giorni lo sbarco a Lampedusa, nell’agosto 2019, quando era ministro dell’Interno del governo Conte I, di 147 migranti a bordo della nave della ong spagnola Open Arms. Misero piede a terra solo dopo l’intervento della Procura di Agrigento.
A fianco di Salvini subito si schiera, durissima, la premier Giorgia Meloni: «È incredibile che un ministro della Repubblica italiana rischi 6 anni di carcere per aver svolto il proprio lavoro difendendo i confini della Nazione, così come richiesto dal mandato ricevuto dai cittadini». E ancora: «Trasformare in un crimine il dovere di proteggere i confini italiani dall’immigrazione illegale è un precedente gravissimo. La mia totale solidarietà al ministro Salvini». Meloni posta il suo messaggio su X, l’ex Twitter, oggi acquisito da Elon Musk, buon amico del governo italiano, che pure attacca: «Quel pm pazzo dovrebbe andare lui in galera per sei anni», dice Musk. Anche il ministro degli Esteri e segretario di FI, Antonio Tajani, interviene su X: «Salvini ha fatto il suo dovere per difendere la legalità. Chiedere 6 anni di carcere per questo motivo appare una scelta irragionevole e senza fondamento giuridico». Tutto il governo, da Piantedosi a Valditara, da Santanchè a Lollobrigida, fa quadrato. Non sfuggono le parole del ministro della Giustizia, Carlo Nordio: «Piena e affettuosa solidarietà a Salvini». E quelle del generale Roberto Vannacci, europarlamentare della Lega: «La condotta del ministro, volta palesemente alla difesa dell’interesse nazionale, sarà riconosciuta conforme alla legge».
Dall’opposizione, invece, ecco la segretaria del Pd, Elly Schlein, che giudica «molto inopportuno l’intervento di Giorgia Meloni». E spiega: «Pensiamo che il potere esecutivo e quello giudiziario siano separati e autonomi. È un principio che si chiama separazione dei poteri e il rispetto istituzionale imporrebbe di non commentare processi aperti. Stupisce inoltre che Meloni abbia trovato il tempo di commentare il processo Salvini, ma non abbia ancora proferito una parola sul patteggiamento a Genova di Giovanni Toti». Dall’ex M5S, Luigi Di Maio, vicepremier all’epoca, no comment, anche se in passato criticò Salvini («Il blocco della nave fu una sua scelta di propaganda politica»). E all’attacco vanno pure i leader di Avs, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni: «Salvini non faccia la vittima, donne e bambini non sono una minaccia per i confini», dice Bonelli. E Fratoianni: «L’intervento di Giorgia Meloni è grave nel merito e nel metodo, quello a Salvini non è un processo politico né un processo all’Italia. È semplicemente un processo a chi sequestrò 147 persone».