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 2024  settembre 14 Sabato calendario

Il centrodestra spiazzato dal patteggiamento di Toti

L’irritazione c’è, ed è trattenuta a fatica. Ma con una campagna elettorale ancora da iniziare, tutto si può fare tranne che mettersi a polemizzare, o anche solo avanzare rilievi sulla scelta di Giovanni Toti che, pur avendo inevitabili ricadute politiche, è soprattutto personale.
Non sorprende, quindi, che i partiti del centrodestra si siano dati la consegna del silenzio. In via riservata, invece, si manifesta un misto di sorpresa e preoccupazione perché il patteggiamento sarà letto dagli avversari, e le prime dichiarazioni vanno in questo senso, e dai cittadini non addentro alle cose della giustizia come una ammissione di colpa. Con il rischio, molto concreto, di pagare dazio nelle urne. I più irritati sono i leghisti. Con chi ha avuto modo di chiedergli cosa ne pensasse, il leader Matteo Salvini ha dissimulato a fatica lo sconcerto. E anche uno più addentro alle vicende liguri come il viceministro Edoardo Rixi, sempre molto ben informato su mosse e contromosse, è apparso sorpreso. Ma tutto il centrodestra, che solo un paio di giorni prima si era compiaciuto per aver convinto il sindaco di Genova Marco Bucci a candidarsi alla presidenza della Regione, ha cambiato umore. E si interroga sulle ragioni che hanno indotto Toti a trovare l’intesa con la Procura. E qui le interpretazioni sono diverse. La più malevola attribuisce all’ex presidente una sorta di volontà di «vendetta» per non aver ricevuto, nei mesi più duri dell’inchiesta giudiziaria, il sostegno atteso. Ma, soprattutto, per non aver visto premiata la richiesta di puntare, per la sua successione, su una fidatissima come l’ex assessore regionale e ora parlamentare centrista Ilaria Cavo. Altri osservano che Toti, contrariamente alle dichiarazioni bellicose delle scorse settimane su modalità e contenuti dell’indagine, avrebbe pensato sopratutto a se stesso, non curandosi delle ricadute politiche (ma dall’entourage dell’ex governatore si fa presente che i tempi del patteggiamento sono fissati dalla legge e che il contenuto dell’accordo con la Procura offrirebbe una lettura «positiva» dei comportamenti e delle azioni finite poi al centro delle inchieste).
La strada imboccata da Toti potrebbe rendere più faticosa, se non impossibile, la corsa alle Regionali delle figure a lui più vicine politicamente. Due in particolare: il braccio destro dell’ex presidente, l’assessore ai Lavori pubblici (e con tante altre deleghe) Giacomo Giampedrone, e l’ex portavoce Jessica Nicolini. La lista Toti a questa tornata non ci sarà. Per i totiani, quindi, è necessario trovare un’altra «casa». Fino a ieri mattina, prima che uscisse il fulmine a ciel sereno dell’intesa con la Procura, l’ipotesi più concreta era quella di confluire in un’unica lista civica, «Vince Genova», guidata dal candidato presidente Bucci. Ma quello che è successo nelle ultime ore potrebbe cambiare lo scenario perché c’è chi vorrebbe far scontare ai suoi fedelissimi, bloccandone la candidatura, quel patteggiamento che ha offerto un argomento che gli avversari del centrosinistra stanno utilizzando. Ferruccio Sansa, consigliere regionale già sfidante di Toti, è esplicito: «Diceva di essere innocente, ma se voi foste così certi di non aver commesso reati, accettereste di patteggiare?». E così la capogruppo del Pd alla Camera Chiara Braga: «Siamo di fronte all’ammissione di un metodo marcio di gestione della cosa pubblica». Mentre per Carlo Calenda (Azione) «l’ammissione di responsabilità chiama in causa anche la coalizione».