Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  settembre 14 Sabato calendario

I «Bibi files» mostrano l’interrogatorio dei Netanyahu

Gerusalemme Le risposte alle domande degli investigatori vogliono spostare l’attenzione dalle accuse alle minacce. Quelle che incombono su Israele e che solo lui sarebbe in grado di contrastare. O così pensa Benjamin Netanyahu confortato dai famigliari. Come replica stizzita la moglie Sara: «Gli state facendo perdere tempo».
Per la prima volta alcuni filmati degli interrogatori nei casi 1000, 2000, 3000, 4000 (come la scalata ai vertici del potere compiuta dalla squadra di poliziotti) sono stati raccolti nel documentario Bibi Files, presentato qualche giorno fa al Toronto Film Festival. Il premier aveva cercato di fermarne la proiezione con l’intervento di un giudice a Gerusalemme che ha subito ammesso di non aver giurisdizione sul Canada: una decisione così «scontata» da dimostrare quanto sia «spaventato dal materiale inedito», commentano gli autori Alex Gibney e Alexis Bloom. «In Israele non è possibile vederlo, ma stiamo cercando di raggiungere il pubblico lì in altri modi». Un gruppo Telegram è stato creato apposta per diffondere il link al film, ha raccolto in pochi minuti migliaia di aderenti, alla fine gli organizzatori hanno spiegato di aver sospeso l’operazione su consiglio degli avvocati.
Alla domanda se ricordasse quante bottiglie di champagne rosé riceveva ogni volta dal magnate di Hollywood Arnon Milchan (caso 1000 per cui è sotto processo assieme al 2000 e 4000 con l’accusa di corruzione e abuso di potere) il primo ministro risponde altezzoso: «Non conto le bottiglie, i numeri che conosco sono quelli dei missili nelle mani dei nostri nemici». Per il resto sono soprattutto «non mi ricordo». I giornalisti israeliani che hanno visto il documentario fanno notare il «tono ridicolo e poco credibile», anche perché i verbali erano già stati pubblicati dal quotidiano Haaretz, la differenza sarebbe proprio nel poter valutare l’atteggiamento dei Netanyahu. Il figlio Yair non si trattiene, non lo fa mai, e urla agli agenti: «Siete come la Stasi», la polizia segreta che imperversava nella Germania orientale.