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 2024  settembre 14 Sabato calendario

Il mercato sotterraneo dei videogiochi di una volta

Clamorosa maxi-operazione, denominata “Coin up 80”, della Guardia di finanza di Torino: sequestrate dodicimila consolle in cui erano stati caricati videogiochi degli anni 80 piratati, per un valore di oltre 47 milioni di euro. Le indagini, coordinate dalla procura del capoluogo piemontese, sono cominciate alla fine del 2023 estendendosi nelle province di Torino, Vercelli, Milano, Bergamo, Varese, Bologna, Verona, Venezia, Napoli, Caserta e Bari – insomma in tutta Italia – e hanno condotto alla scoperta delle console, sia portatili sia collegabili alla televisione, in cui erano illecitamente memorizzati oltre 47 milioni di videogiochi piratati con protagonisti eroi e personaggi dei videogiochi anni ’80 e ’90, tutti rigorosamente tutelati da copyright, e messe a disposizione degli amanti del cosiddetto “retrogaming”. Tutte le console erano di fabbricazione cinese e non conformi, imitazioni delle console “vintage” fabbricate dai marchi originali, che riprendono gli antichi modelli nella forma e nelle dimensioni, magari aggiungendo qualche feature innovativa.

FRODE COMMERCIALE
Nove persone, tutte italiane, sono state denunciate per i reati di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi, frode nell’esercizio del commercio, ricettazione e violazione al diritto d’autore. Le consolle venivano distribuite attraverso i siti internet delle aziende italiane coinvolte nel commercio illecito, che hanno sede nelle province di Torino, Napoli e Bari, come anche attraverso la rete fisica di punti vendita di alcune delle stesse aziende all’interno di centri commerciali o tramite uno dei più grandi marketplace mondiali. Le consolle sono risultate anche prive della marchiatura CE, e, per qualità di assemblaggio, non conformità elettrica e presenza di batterie non certificate, ritenute non idonee a garantire la rispondenza agli standard qualitativi in tema di sicurezza per il consumatore.
Insomma, i “drogati” dei videogiochi dei tempi che furono, ora dovranno rivolgersi ai produttori originali, evidentemente a prezzi più alti, per assumere le loro dosi, perché con un’operazione così massiccia è probabile che le versioni piratate siano sparite dalla circolazione. Ma perché numeri tanto alti, quanto a console sequestrate e valore? Semplice, perché, nel mondo dei videogamers, gli anni 80 non sono una decade qualunque, sono la decade in cui i videogiochi così come li conosciamo oggi vengono al mondo: se ci fosse un certificato di nascita di Pac-Man, recherebbe proprio l’anno 1980, quando la giapponese Namco mise sul mercato quel fortunatissimo videogame la cui idea era molto semplice: divertire senza violenza. E da lì nacque il simpatico personaggio raffigurato come una grossa bocca che mangia i biscotti e le supervitamine che lo rendono immortale, inseguito da imbranati fantasmini con i loro lenzuoli svolazzanti. Pac-Man e Mario e Harry Pitfall e tanti altri – Sonic venne dopo – furono i protagonisti dei pomeriggi, della serate e talvolta delle notti di milioni di italiani che negli anni Ottanta erano adolescenti, e, ricordiamo bene – lo eravamo anche noi allora – se ne infischiavano dei sociologi e altri intellettuali ingloriosamente dimenticati che tuonavano contro lo sfaldarsi della famiglia, denunciando la pericolosità del virtuale e il regresso rappresentato dai videogame per le facoltà cognitive e relazionali della gioventù rispetto al sano, sobrio gioco delle biglie.

TRIONFO DELLA FANTASIA
Naturalmente gli intellettuali non sapevano ciò di cui parlavano: i videogiochi anni ’80 non erano belli, erano stupendi, capolavori di un’arte che è proseguita galoppando fino ai giorni nostri, sviluppandosi in accuratezza grafica, in immersività e profondità delle storie, ma non, crediamo, in suggestione. Il videogioco anni ’80 con la sua grafica sommaria, quasi simbolica, con i suoi effetti sonori rudimentali, sviluppava e istigava la fantasia e l’immaginazione dei players come oggi nessun altro medium sa fare, a parte la letteratura.
Il disegnatore di PacMan, per creare il suo mondo, non ha dovuto ricorrere a grafiche spettacolari e musiche da blockbuster hollywoodiano, gli è bastato creare un labirinto e contrapporre alla vitalità del protagonista, incarnato da un faccione mangiatore insaziabile (ripreso dallo storico simbolo dello “Smiley”), la mortifera, evanescente figura degli spettri, ognuno di un colore diverso tanto per dare a ciascuno una sua personalità e una sua modalità di comportamento. Per il suono, pochi effetti azzeccatissimi per le fagocitazioni di Pac-Man e per la fifa blu dei fantasmini quando l’eroe assume le supervitamine.
Bene ha fatto la Guardia di finanza a sventare un traffico illecito, ma, da un certo punto di vista, i “tossici” di quei meravigliosi, elementari videogames li comprendiamo benissimo.