Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  settembre 14 Sabato calendario

Animalisti contro i cappelli delle guardie della Regina

«Non si può vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso», è la vecchia battuta. Ma adesso nel Regno Unito la polemica è sulla pelle dell’orso che costa troppo, e che comunque bisognerebbe sostituire anche al di là delle considerazioni animaliste. Da una parte c’è Peta: una nota e attivissima ong animalista nata nel 1980 la cui sigla sta per People for the Ethical Treatment of Animals, in italiano Persone per il Trattamento Etico degli Animali, ma viene anche dall’inglese pet, “animale domestico”. Dall’altra il Ministero della Difesa britannica. Oggetto del contendere, il bearskin. Termine inglese che indicando la solo materia prima significa letteramente “pelle d’orso”, e che corrisponde a quello che in francese è invece chiamato Bonnet à poils, in tedesco Bärenfellmütze, in spagnolo Morrión de piel ei n italiano berrettone.
É l’alto cappellone di pelliccia che in Italia portano i Granatieri di Sardegna. Tipicamente dotato di pennacchio, cinghia sotto-gola, visiera ed altre decorazioni come nappe e stemmi, iconico di uniformi ottocentesche, ha però antecedenti già nel 600. In particolare fu Federico Guglielmo I di Prussia, il “Re Sergente” padre di Federico II, a creare dal 1712 quasi per hobby personale un reggmento i cui soldati dovevano essere alti almeno 1,88, e che reclutava in tutta Europa. Per farli sembrare ancora più alti diede loro quello che allora era il più alto copricapo esistente: la mitra, come papa e vescovi. La moda fu ripresa da altri eserciti, specie nei reparti di granatieri, che nati appunto per lanciare granate venivano selezionati tra chi aveva braccia più lunghe. Ma presto la statura più alta fece slittare questi reparti verso un uso cerimoniale, pur senza trascurare un lor impiego in battaglia. E la mitra iniziò a essere sostituita dal berrettone di pelo, che era ancora più marziale. Oggi sono 14 i Paesi dove questi copricapi sono ancora in uso. Ma i più famosi, e più fotografati dai turisti, sono i cinque reggimenti delle guardie a piedi a Buckingham Palace (Grenadier Guards, Coldstream Guards, Scots
Guards, Irish Guards, Welsh Guards), e i Royal Scots Dragoon Guards, che invece sono a cavallo.
Ognuno dei loro berrettoni, realizzato in pelliccia di orso nero canadese, viene almeno 2000 sterline: più o meno, 2370 euro. E il loro costo è saito del 30% in un anno, secondo i dati rivelati dal ministero della Difesa in risposta a una richiesta di informazione. Peta, a questo punto, ha detto che loro sarebbero comunque contrari alle pellicce vere in linea di principio, ma che adesso la spesa di un milione di sterline fatta negli ultimi anni diventa anche una questione di rigore finanziario, oltre che di etica. «Siamo aperti a esplorare alternative in pelliccia sintetica se soddisfano i requisiti necessari», è stata l’apertura del ministero della Difesa. Però ha avvertito che una versione in pelliccia sintetica dovrebbe soddisfare «considerazioni di sicurezza e durata» e che «nessuna alternativa ha soddisfatto tutti questi criteri fino ad oggi». Il forte aumento del prezzo è stato spiegato dal ministero come risultato di una modifica negli «accordi contrattuali» per i cappelli, che sono tutti realizzati con la pelliccia di orsi cacciati in Canada. Elisa Allen, della Peta, ha invitato il ministero a «smettere di sprecare sterline dei contribuenti in cappelli realizzati con animali selvatici macellati e passare alla pelliccia sintetica oggi stesso». Ogni singolo cappello richiede l’uccisione di un orso, che comunque in Canada non sono in via di estinzione.
La decisione spetta dunque al ministero piuttosto che ai reali, che sarebbero più malleabili. La stessa regina Camilla quest’anno ha iniziato ad acquistare solo abiti in pelliccia finta. Peta in collaborazione con l’azienda Ecopel ha pure offerto di fornire pellicce sintetiche gratis per 10 anni, ma il ministero non è ancora convinto che la pelliccia sintetica soddisfi i cinque test che ha impostato per un’alternativa alla pelle d’orso: «Assorbimento dell’acqua, penetrazione, aspetto, velocità di asciugatura e compressione». All’opposizine, l’allora ministro ombra della difesa del partito laburista Stephanie Peacock aveva però chiesto «un’immediata revisione delle possibili alternative alla pelliccia d’orso, esaminando approfonditamente contratti e costi», «è incredibilmente importante che le tradizioni si sviluppino e si adattino se si vuole che sopravvivano». E adesso sono i laburisti al governo.