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 2024  settembre 13 Venerdì calendario

Banane coltivate con peticidi vietati in Ue

Se non fosse verde, sembrerebbe una fabbrica chimica a cielo aperto abitata da cloni. Un’interminabile distesa di bananeti, della stessa varietà genetica – la Cavendish – con foglie larghe e odorose, si estende a perdita d’occhio. A interrompere questo paesaggio uniforme, una strada polverosa taglia in due la piantagione. Come un’arteria dell’apparato circolatorio, questa si ramifica in altrettante viuzze strette e tortuose, ciascuna sormontata da un’impalcatura di ferro a cui sono appesi pesanti caschi di banane, trainati a piedi da uomini da soma, imbracati con una cintura a un gancio metallico. Così appare nel 2024 una moderna piantagione della Costa Rica. Il movimento quotidiano di questa industria globale è scandito dal rombo ingombrante degli aerei agricoli e degli elicotteri. All’alba e al tramonto, dall’aeroporto di Bataan, decine di velivoli leggeri decollano con i serbatoi, carichi di agrochimici, pronti per essere irrorati sulle piante. Siamo a Matina, capoluogo della provincia di Limón, sulla costa caraibica della Costa Rica, una delle principali regioni dove si concentra la coltivazione di banane esportate in tutto il mondo. La giornata dei lavoratori coincide con quella degli aerei agricoli. I primi a cominciare il turno sono gli “erbicida” o “spray-boomer”. Quando il cielo albeggia, uomini smunti vestiti con tute bianche, escono dalle loro baracche in lamiera, con addosso una pompa a zaino, colma di un mix di erbicidi che sarà cosparso attorno ai rizomi per eliminare le erbe infestanti. È uno dei numerosi trattamenti applicati quotidianamente a mano dagli operai (…).
La Costa Rica è il terzo paese esportatore, dopo Ecuador e Filippine. Oltre il 50% della produzione – nel 2023 è stata di 2 milioni di tonnellate – è distribuito in Europa, in particolare in Paesi Bassi, Regno Unito, Italia e Germania, dalle principali aziende come Dole Food Company, Chiquita International e gruppo Acon. Per massimizzare la resa per ettaro e produrre frutta, senza difetti estetici, in grande quantità e a basso costo, le banane sono coltivate in monocultura, attraverso pratiche agricole intensive. Questo include l’uso massiccio di fertilizzanti chimici e pesticidi, altamente tossici per la salute e in gran parte proibiti in Europa, che però continuano a essere esportati in Costa Rica dalle principali multinazionali dell’agrochimica, come Bayer, Basf e Syngenta. Gli impatti di questo modello di produzione, tuttavia, ricadono interamente sull’ambiente e sulle comunità locali (…). Ne sa qualcosa Lidieth Gomez, madre single e una delle 451 donne che fa parte del programma di ricerca dell’Istituto centroamericano di studi delle sostanze tossiche dell’Università nazionale in Costa Rica (Iret-Una), uno studio epidemiologico sull’esposizione ai pesticidi, noto come programma Infantes y Salud Ambiental, Isa, che ha coinvolto da oltre 14 anni donne incinte e bambini (…). Tra i pesticidi studiati e ritrovati nel sangue di donne e bambini, inclusa Lidieth e suo figlio Daniel, oggi quattordicenne, ci sono il Chlorothalonil e il Mancozeb, due fungicidi ampiamente usati nelle coltivazioni di banane, associati a potenziali effetti cancerogeni, gli organofosfati, come il Clorpirifos, noti per i loro effetti neurotossici soprattutto sui bambini, e i neonicotinoidi, un tipo di insetticida, con impatti negativi sullo sviluppo neurologico. Alcuni di questi agrochimici come il Mancozeb, il Clorpirifos, il Chlorothalonil, l’Etoprofos, il Diquat, tra il 2018 e il 2021 sono stati vietati in Europa, ma continuano a essere prodotti ed esportati in altri Paesi per coltivare frutta standardizzata (…). Per Berendina Van Wendel De Joode, epidemiologa ambientale e coordinatrice del programma Isa sulle donne e i bambini, c’è un’evidente responsabilità del sistema agroindustriale e un doppio standard. “Da dieci anni lavoriamo sui pesticidi e abbiamo prodotto tantissima informazione scientifica. Ma i bambini e più in generale i cittadini della Costa Rica non hanno lo stesso valore di quelli europei. Se la Costa Rica si dovesse lamentare, le multinazionali dei pesticidi o della frutta si sposterebbero altrove” (…).
Le radici di questa imponente industria affondano in un passato di sfruttamento e conquista. L’eredità della dominazione coloniale è visibile ancora oggi, in particolar modo nei confronti di chi lavora nelle piantagioni. Durante l’inchiesta in Costa Rica, abbiamo raccolto più di 40 testimonianze di lavoratori impiegati nelle piantagioni controllate da Chiquita International, Dole Food Company e gruppo Acon. Le dichiarazioni delle persone intervistate e dei sindacati confermano una violazione sistematica dei diritti umani.
Solo Dole International ha risposto alle richieste di chiarimento facendo sapere che “Dole si impegna ad adottare pratiche di lavoro eque e a rispettare le leggi locali in materia di lavoro”.