Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  settembre 13 Venerdì calendario

Intervista a Freda Kelly, la segretaria dei Beatles

Freda Kelly aveva appena 17 anni quando, nel 1962, fu assunta da Brian Epstein, leggendario manager musicale, per gestire la mole di lettere che venivano recapitate a un gruppo di quattro giovani musicisti che aveva iniziato a esibirsi nel Cavern Club, un pub di Liverpool. Anche Freda Kelly frequentava quel posto e ci andava per ascoltare in particolare loro, i Beatles. Fu così che da giovane fan Kelly diventò un riferimento per Epstein e per i Fab Four arrivando a gestire il loro fanclub ufficiale fino allo scioglimento della band e collaborando con Epstein ancora nei due anni successivi. In questi giorni Kelly è la star dei Torino Beatles Days, sabato 14 settembre si racconterà al pubblico nel locale Cap10100.
Se dovesse racchiudere in una parola la sua esperienza con i Beatles quale sarebbe?
«Emozionante. Poi da quando uscì Love me do e fu trasmesso in radio le cose si mossero rapidamente».
Lei ha vissuto tutta la loro storia, dietro le quinte. Che compiti aveva?
«Il mio primo compito era quello di segretaria di Epstein, il loro impresario. All’inizio eravamo solo in tre in ufficio, una segretaria di nome Beryl Adams, Epstein e io».
Li seguiva ovunque?
«No, non sempre. All’inizio andavo spesso al Cavern e se potevo andare a fare delle date nel Merseyside, a Manchester o altrove, ci andavo».
Lei era incaricata di gestire soprattutto gli aspetti legati al fanclub. Ricorda episodi strani?
«All’inizio arrivavano tante richieste per avere una ciocca di capelli di John, Paul, George o Ringo».
Che rapporto aveva con loro e con Brian Epstein?
«Brian era il mio capo e i Beatles si comportavano normalmente con me».
Aveva un preferito?
«Nei primi tempi, prima di conoscerli di persona sì, avevo un preferito, ma cambiava ogni settimana».
I suoi ricordi più belli?
«Ce ne sono un sacco. Uno di questi fu il ricevimento civico al municipio di Liverpool».
E quelli amari?
«Non ho ricordi amari. Un ricordo triste è quando morì Epstein».
Quando capì che il gruppo si stava sciogliendo?
«La rottura non avvenne da un giorno all’altro, le cose iniziarono a incrinarsi lentamente».
Come è proseguita la sua vita dopo quell’esperienza?
«Mi sono sposata, ho vissuto una vita normale, prendendomi cura di mio marito, dei figli, di quattro cani, tre gatti».

È ancora in contatto con Paul McCartney?
«L’ultima volta che lo vidi fu quando suonò a Liverpool. Mi diede i biglietti per lo spettacolo, per andare nel backstage così mio nipote e i miei amici avrebbero potuto incontrarlo nella sua sala riservata. Quest’anno era a Liverpool a giugno per partecipare a un’iniziativa del Liverpool Institute for Performing arts, e mi fece avere un messaggio tramite un amico».
Che genere di musica le piace ascoltare oggi?
«Tutto ciò che è piacevole per il mio orecchio e vado anche a concerti dal vivo».
Ci saranno altri artisti in grado di rivoluzionare la musica e il costume come i Beatles?
«Non ci sarà mai un altra band come i Beatles, tutto di loro era magico».