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 2024  settembre 12 Giovedì calendario

Le gare di sberle conquistano il mondo

Slap fighting, le chiamano così, ma è un inglesismo per far sembrare più nobili delle banalissime, o forse geniali, gare di schiaffi. Funzionano così: ci sono due contendenti che si alternano nel ruolo di schiaffeggiante (striker) e schiaffeggiato (defender), ogni incontro ha diverse riprese e, come nella boxe, si può vincere per il ritiro dell’avversario o “ai punti” assegnati da una giuria che valuta diversi parametri quali la forza della cinquina e la capacità di incassarla. Di fatto è catalogabile come sport di combattimento, anche se non è ancora riconosciuto come uno sport e probabilmente, per fortuna, non lo sarà mai.
Ma ci sta provando, a diventarlo. Come? Con i soldi. Prima dei russi e poi degli americani. La nascita dello schiaffo competitivo è dovuta alla fiera internazionale delle prove di forza di Krasnojarsk, cuore della Siberia, ovvero un comizio del fitness con un particolare focus sulle attività più dure. Alle classiche gare di body building e crossfit, gli organizzatori hanno abbinato alcune competizioni alternative e, tra le più apprezzate, c’era il campionato russo di schiaffi. Per decretare il vincitore, un dottore valutava chi tra i due era nelle migliori condizioni dopo i tre round.
In Russia le gare di schiaffi sono diventate virali grazie ad alcuni canali YouTube che riprendevano gli incontri. Il 1° idolo è stato Vasiliy “The Dupling” Kamotskiy, uno dei primi ad assicurarsi il montepremi di (appena) 500 euro offerto dalla fiera siberiana e noto per la potenza dei suoi ceffoni.
Un altro è Vyacheslav Zezulya, spesso suo sfidante in finale. La sfida fieristica è diventata importante al punto da trasferirsi in Polonia e diventare un evento a sé chiamato PunchDown, con un montepremi al vincitore negli ultimi anni salito a 2mila euro.
Gli americani hanno capito che la cosa stava prendendo piede e l’hanno fatta... a modo loro. Cioè istituendo diverse leghe con le stesse caratteristiche degli sport di combattimento – gare divise per categorie di peso, cinture ai vincitori – e ricamandoci sopra uno show. Negli ultimi tempi è cresciuta la Slap Fighting Championship perché patrocinata da Schwarzenegger che, si sa, è particolarmente affezionato al mondo fitness ed è capace di coinvolgere diversi vip americani, tra attori e influencer come Logan Paul che nel 2021 si esibì nel pugilato con l’ex campione Mayweather. Questa lega ha adottato il modello del wrestling, quindi aggiungendo una trama, una storia, dietro ai combattimenti, caratterizzando i concorrenti, pompando le presentazioni con speaker arcinoti. Qui non vince chi attacca meglio ma chi rimane impassibile quando riceve lo schiaffo. In più è stata introdotta la categoria femminile: gli sberloni volano anche tra donne.
La lega più famosa però è la Power Slap. L’ha fondata due anni fa Dana White, CEO della MMA, la principale lega di arti marziali miste, con ambizioni internazionali. Ha infatti subito prodotto un reality, Power Slap: Road to the Title, per diventare una sorta di F.1 degli schiaffi, ma i neurologi si sono messi di traverso a questa ascesa: è pericoloso e la possibilità di riscontrare commozioni cerebrali è altissima, soprattutto da quando il regolamento vieta a chi riceve lo schiaffo di muoversi e attutire il colpo. Sono stati introdotti accorgimenti quali i paradenti, i tappi e l’obbligo di schiaffeggiare sotto gli occhi, ma poco è cambiato: resta uno schiaffo allo sport.