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 2024  settembre 12 Giovedì calendario

Quei trecentonovanta libri su B.

Tutto inizia nel 1985, quando Silvio Berlusconi, dopo aver acquistato Italia 1 dall’editore Edilio Rusconi e Rete 4 dal gruppo Arnoldo Mondadori, è impegnato a spezzare il monopolio televisivo della Rai con una spregiudicata campagna acquisti per portare i divi del piccolo schermo nel suo nuovo polo televisivo. Quell’anno esce uno strano libro, pubblicato da Rizzoli, di Pino Farinotti: il titolo è I maghi del canale e il sottotitolo, più interessante, è Il romanzo di Berlusconi e delle tv private italiane, un dietro le quinte della guerra dell’etere, economico-politica, combattuta in quel momento da colui che sarà ribattezzato Sua Emittenza. Ma non è questo che ci interessa; ciò che interessa è invece che in quel momento Andrea Bosco, il protagonista della nostra piccola storia di oggi, lavora con Paolo Mosca per periodici della Rizzoli, colorista di Playboy e Novella 2000, quando però gli arriva la proposta di trasferirsi al Giornale, chiamato da Indro Montanelli. Ovviamente accetta, e per documentarsi sulla materia-Berlusconi, che sarà il suo nuovo editore, compra I maghi del canale. Sarà il primo di una lunghissima serie di libri raccolti nel corso di quarant’anni – «L’ultimo che ho acquistato è quello di Paolo Del Debbio, In nome della libertà. La forza delle idee di Silvio Berlusconi, per una volta non un attacco all’uomo per partito preso: eccolo qui la copia autografata» – e che costituiscono quella che – a nostra conoscenza – è la più grande biblioteca privata su Silvio Berlusconi: 390 titoli tra biografie, romanzi, saggi storici e sociologici, libri scandalistici, raccolta di vignette, pamphlet, instant-book... «E la cosa curiosa è che il 95 per cento sono libri nel migliore dei casi ostili, nel peggiore da querela, e il restante 5 per cento elogiativi. Un fenomeno editoriale davvero raro. Berlusconi non era Madre Teresa, va bene. Ma non ho mai visto un accanimento come quello contro di lui. Una bibliografia a senso unico. Anzi un’odiografia».
Oggi Andrea Bosco, che dopo il Giornale è stato per vent’anni alla Rai di Milano come conduttore del Tg regionale e caporedattore del settore Cultura e spettacoli, ha deciso di dismettere la sua collezione, che inizia a creargli anche problemi di spazio. E così ha pensato di chiamare una persona che non sentiva da anni, e con la quale aveva collaborato quando la stagione del Teatro di Verdura a Milano, nel giardino della Biblioteca di via Senato, costituiva fra il 1998 e il 2012 uno dei più seguiti appuntamenti culturali che Marcello Dell’Utri regalava ogni anno alla città. «Gli ho telefonato e gli ho chiesto se gli interessava la mia collezione di libri sul Cavaliere. Da collocare nella sua Biblioteca di via Senato. Era felicissimo. Mi ha detto che sta costituendo un Fondo Bettino Craxi e questi libri sono il perfetto complemento. Mi ha chiesto a che cifra la vendevo. Ma ti sembra che io vada a chiedere soldi a Dell’Utri? Ovviamente gliela regalo. Mi ha promesso che preparerà una targa per ricordare la Donazione Andrea Bosco. Comunque lo si giudichi, il Cavaliere ha fatto un pezzo di storia d’Italia, e questo materiale può essere utile in futuro agli studiosi...».
Tra poco saranno preparati gli scatoloni, poi saranno trasportati in via Senato. Ma intanto eccoli qui i 390 libri, ordinati su otto lunghi scaffali, nell’appartamento luminoso di Andrea Bosco, zona piazza Virgilio. Siamo venuti a curiosare.
Ecco uno dei titoli più recenti, appena scelophanato («Ma non l’ho letto, e non credo che lo farò»), B. Una vita troppo di Filippo Ceccarelli (è scritto meravigliosamente ma non c’è nulla di davvero nuovo, aggiungiamo noi): è stato pubblicato pochi mesi fa da Feltrinelli, casa editrice che ha fatto dell’antiberlusconismo un brand. Qui, ad esempio, c’è Loro (Feltrinelli, 2018), la sceneggiatura integrale firmata a quattro mani da Paolo Sorrentino e Umberto Contarello del film in due parti che racconta il tramonto di Silvio Berlusconi, interpretato da Toni Servillo, e che, dopo una breve uscita nelle sale nel 2018, è stato acquistato da Mediaset che da allora non ha mai effettuato una distribuzione o una messa in onda in chiaro della pellicola. Qui c’è il Piccolo Cesare (Feltrinelli, 2002) che Giorgio Bocca – non proprio un simpatizzante – riservò a Berlusconi e alla degenerazione della democrazia «che coinvolge non solo l’Italia, ma tutto il mondo occidentale» (che forse è un po’ troppo). Poi c’è la sezione Marco Travaglio: fra i libri scritti da solo, con Elio Veltri, con Gianni Barbacetto o con Peter Gomez, ne abbiamo contati 14 (ma di sicuro siamo in difetto) usciti fra il 2002 e l’anno scorso. I titoli cambiano sempre, ma il sottotitolo di solito è una cosa tipo «Crimini e misteri di Silvio Berlusconi».
Non abbiamo visto se c’è L’incubo Berlusconi di Giuseppe Turani che regalava la rivista Uomini& Business nel settembre 1994, uno dei libri più rari in materia: essendo un allegato, nel tempo si è disperso e non sembrerebbe posseduto da alcuna biblioteca in Italia; illuminante, visto l’anno, il sottotitolo: «In quattro mesi ha sconvolto la politica italiana e si è seduto a Palazzo Chigi. Ma chi è il patron della Fininvest? E quanto durerà?».
E poi varie biografie «oscure», molte raccolte di vignette (abbiamo visto quelle di Forattini Berluscopone e Revoluscon, e quella di Giannelli Meno male che Silvio c’è), il libro di Barzellette sul Cavalier Berlusconi (di un editore improbabile), il mémoir pruriginoso di Patrizia D’Addario – una Maria Rosaria Boccia ante litteram – Gradisca, presidente. Tutta la verità della escort più famosa al mondo. E poi il bellissimo Malebolge 1994 o del malgoverno da Berluskaiser a Berluscaos (Book editore 1995) scritto da Enrico Baj e Edoardo Sanguineti (l’unico che, dovendo scegliere, ci terremmo per noi), e il giallo politico Chi ha ucciso Silvio Berlusconi di Giuseppe Caruso (Ponte alle Grazie, 2005). E poi c’è un libro del tutto inutile di Renato Brunetta; mentre là in cima c’è persino un «poema cavalieresco» in quartine: Berlusconeide di Carlo Cornaglia illustrato da Vauro Senesi. Incipit (che cita la data di nascita di Silvio): «Nel millenovecentotrentasei/ nel mese di settembre, il ventinove/ per la benevolenza degli dei/ il mondo, tutto intero, si commuove». 
E ci fermiamo qui.