La Stampa, 12 settembre 2024
Scuola senza sostegno
I supplenti, le cattedre assegnate e quelle che restano nel limbo. Il dossier “sostegno”, tra precariato, turn over e specializzazioni (poche rispetto al fabbisogno), ad ogni inizio di anno scolastico resta quello più spinoso. Il copione si ripete: tra i precari i supplenti del sostegno sono la maggioranza. Stando ai dati del ministero sono 108mila su 165mila. Molti arrivano in classe alla spicciolata lasciando per settimane, se non per mesi, gli studenti senza un insegnante. «Ci sono cattedre scoperte anche fino a Natale, a volte anche fino al nuovo anno» denunciano genitori e sindacati. Sì, è vero che a lezioni avviate occorre censire i nuovi certificati medici che si aggiungono a quelli già dichiarati. Possono esserci nuovi casi di disabilità. E ci sono i ricorsi al Tar da parte delle famiglie che non considerano accolte le richieste di sostegno per i propri figli. Ma riguardano solo una piccola quota dei supplenti. Quel che non cambia (ancora) è che molti dirigenti scolastici sono in emergenza.
Poi, ci sono i numeri. I docenti in organico sul sostegno sono 126 mila. Fin qui mettono tutti d’accordo: sono incontrovertibili. Ma ci sono anche i numeri della discordia. Sono quelli che incasellano i docenti precari del sostegno: anche loro – al pari dei titolari di cattedra ma con meno certezze rispetto ai primi- si occuperanno dei loro studenti speciali, quelli che spesso non tengono il passo e disturbano le lezioni. Quelli che arrivano in classe con storie di vita difficili. Complicate.
Per il ministero dell’Istruzione e del Merito i supplenti del sostegno del nuovo anno scolastico saranno al massimo 108 mila. Cisl Scuola e Uil Rua sono in linea con questa stima. Sostengono che saranno 100 mila i posti (ancora) assegnati ai precari. Con una buona probabilità di aumento, ma di qualche migliaio di unità. Dati, dunque, che combaciano con quelli ministeriali. Non è della stessa idea Flc-Cgil: ne conta di più, 130 mila. «Un dato falso»: dal dicastero di Viale Trastevere rimandano al mittente questa previsione. I conti non tornano neanche sul numero complessivo dei precari. Cgil conferma 250 mila precari mentre dal ministero hanno fornito cifre diverse. «Sono 165 mila – ha ribadito nei giorni scorsi il ministro Giuseppe Valditara – e scenderanno a 155mila entro dicembre». A fare chiarezza con La Stampa sui contratti di supplenza ci pensa Carmela Palumbo, Capo dipartimento per il Sistema educativo di istruzione e di formazione del ministero dell’Istruzione e del Merito.
«I supplenti sul sostegno nell’anno scolastico 23/24 sono stati su posti interi circa 108 mila, numero che si dovrebbe confermare sostanzialmente anche per l’anno scolastico 2024-25– sottolinea – Invece, i precari totali sono 165 mila. Quindi, la previsione della Cgil di 130 mila supplenti sul sostegno e 250 mila precari totali appare del tutto errata e certamente sovrastimata». «Probabilmente – ragiona Palumbo – Cgil considera anche gli spezzoni di due -tre ore che completano le cattedre, come gli spezzoni generati da part time. Si tratta di dati che non fotografano reali disponibilità di organico non coperte con personale di ruolo». Gianna Fracassi, segretaria nazionale Flc-Cigil conferma la bontà dei conti fatti. E si mostra preoccupata perché «una gran parte delle supplenze – dice – saranno assegnate a docenti che non hanno la specializzazione». Docenti non qualificati. Docenti non sempre in grado di accogliere la complessità del ruolo. C’è sicuramente ancora tanta strada da fare. Ma almeno la novità voluta dal ministro Valditara rende – per la prima volta – protagoniste anche le famiglie. «La scelta del genitore per confermare il docente di sostegno precario potrà essere fatta già quest’anno in modo che la conferma del docente avverrà dal prossimo anno scolastico», fa sapere Carmela Palumbo. Se il prof di sostegno piace, ci sarà una sorta di mini stabilizzazione. Questa è un’antica richiesta dei genitori con figli disabili. Parte da lontano. Una decisione che il ministro Valditara ha introdotto come una delle leve per cercare di garantire “continuità didattica” agli studenti disabili. Ma per i prof che aspirano al ruolo la strada resta (ancora) in salita