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 2024  settembre 12 Giovedì calendario

Come studiare bene in 40 minuti

«La luce nella stanza? Quella naturale è preferibile, ma se non ce n’è abbastanza, si può sempre optare per una lampada che non affatichi la vista». «La sedia? Confortevole, altrimenti concentrazione e voglia di studiare vengono meno». «Anche vestirsi comodi – magari con una tuta che ci fa sentire a proprio agio —, è un buon espediente per affrontare lo studio con il piglio giusto». «E per migliorare la nostra memoria, possiamo lavorare per associazioni di immagini».
Piccoli, grandi suggerimenti per studiare con serenità raccontati da colui che nel 2013 è stato il primo italiano a conseguire il titolo di International Master of Memory; è diventato istruttore certificato da Tony Buzan – autore di manuali su tecniche di apprendimento e memorizzazione —, per insegnare le mappe mentali; ed è nel Guinnes dei primati per essere stato il primo ad aver memorizzato in apnea un mazzo di 52 carte da gioco. Parliamo di Matteo Salvo, nato a Genova 46 anni fa, appassionato di sport di resistenza, di motocross e autore, tra le tante cose fatte e scritte, di «Studiare è un gioco da ragazzi!», oggi, e per un mese, in edicola con il Corriere della Sera (il prossimo 26 settembre, invece, sarà in edicola con il quotidiano il secondo libro di Salvo, «Memoria prodigiosa»).
Ma chi è Salvo e come è arrivato a scrivere un libro nel quale insegna a memorizzare e ad apprendere agli studenti (dai più piccoli ai più grandi) in modo facile e divertente: date storiche, formule matematiche e regole grammaticali? «Sono un appassionato di memoria, mi sono informato e ho seguito i corsi dei più grandi esperti in materia; ma prima di tutto, sono stato uno studente anch’io, di quelli che stavano inutilmente anche dieci ore sui libri; e ancora oggi ricordo tutta la fatica fatta», risponde l’autore, del quale è importante ricordare a questo punto la laurea in Ingegneria Meccanica, un passaggio importante in questa storia: «In tre anni avevo dato solo sette esami: in pratica facevo benissimo la cosa sbagliata. E questo mi procurava tantissima frustrazione».
Fino a quando? «Fino a quando non ho fatto un parallelismo con lo sport, che amo molto e del quale mi piace curare ogni minimo dettaglio: da una corretta alimentazione alle giuste ore di sonno prima di una gara. Il resto sono stati gli incontri e i libri giusti sulle tecniche di memoria». E poi sa cosa è successo? «In soli due mesi sono riuscito a dare quattro esami di fila. Così, ho iniziato a tenere i miei primi piccoli corsi ai colleghi di università, insegnando alcune tecniche di studio».
Ci può fare qualche esempio di queste tecniche? «Partirei dalle mappe mentali, ci aiutano a sintetizzare argomenti complessi e stimolano la nostra capacità a comprendere le cose», risponde Salvo, aggiungendo: «In pratica, si traccia al centro di un foglio l’argomento principale, dal quale, poi, partono alcune ramificazioni. Se dovessimo scrivere, per esempio, un tema sul Manzoni, considerando “apertura”, “corpo” e “chiusura”, dopo aver disegnato al centro il volto dell’autore dei Promessi Sposi, come apertura traccio una linea, una ramificazione – indicandola magari con colori diversi, e soprattutto vivaci per attirare di più la nostra attenzione – sulla quale scrivo perché è importante Manzoni e cosa mi aspetto dalla lettura delle sue opere; nel corpo, inserisco vita e opere più importanti, e come chiusura, aggiungo una serie di riflessioni sull’autore».
Tutto questo è sufficiente? «No. Sulla mappa inserirò anche delle note, per specificare alcuni concetti. Però attenzione, la fase di memorizzazione non ha molto senso se prima non ho ben chiari i contenuti: la prima fase dell’apprendimento è infatti la codifica dei concetti chiave, da interiorizzare a tal punto da saperli spiegare. Spesso dico ai miei allievi che i miei corsi sono un invito a spiegare più che a imparare».
È un metodo applicabile anche alla matematica o alla geometria? «Certo. Se volessi memorizzare il volume di una sfera, la cui formula è V= 4/3 πr³, ragionando per associazioni di immagini, penserei che il 4 ricorda una sedia, il 3 una molla, il π una piccozza e via discorrendo. Insomma, basta un po’ di immaginazione; qualcosa di simile la potremmo fare per memorizzare i numeri, associando questa volta una conversione fonetica ad ogni cifra: così, il 4 potrebbe ricordarci il suono vibrante della R di Re, e il 2 associarlo al suono nasale che emettiamo pronunciando la lettera N».
E sui tempi da dedicare allo studio, ecco una notizia che farà felici i ragazzi: «Bastano 40 minuti per tenere alto il livello d’attenzione e rimanere nel “Flow”, che è lo stato massimo di concentrazione, nel quale non ci si rende conto neppure del tempo che passa». E dopo soli 40 minuti possiamo smettere di studiare? «Dipende dalla quantità dei compiti assegnati dagli insegnanti: dieci minuti di pausa possono bastare tra una materia e l’altra, e poi suggerisco sempre di iniziare dalla materia più complicata».
Dunque, abbiano parlato di italiano e matematica: ma, esistono anche dei «trucchetti» per memorizzare una linga straniera? «Assolutamente sì. Pensiamo all’Inglese: prima di tutto dobbiamo focalizzare la nostra attenzione sui suoni delle parole. Per capirci: la parola “thing”, non potrò mai pronunciarla come si scrive, ma dovrò mettere la lingua tra i denti e farla vibrare». D’accordo, ma con i vocaboli come la mettiamo? «Basta prendere un dizionario con i vocaboli in ordine di frequenza e memorizzare i primi mille. Il più è fatto». Eh già. L’importante è non dimenticarselo.