ItaliaOggi, 12 settembre 2024
I tedeschi lavorano di meno
A Berlino non hanno le idee chiare. Mancano gli operai, gli artigiani, i medici, gli infermieri, e gli insegnanti. Si cercano invano emigranti che sappiano lavorare in una fabbrica moderna, si tenta di convincere i pensionati a tornare in ufficio, e si propone di esentare dalle tasse le ore di straordinario. E allo stesso tempo, altri vogliono introdurre la settimana di quattro giorni, lavorare più a lungo non serve ad aumentare la produttività, naturalmente, senza riduzione di stipendi e salari. Contro i luoghi comuni che vorrebbero i tedeschi tutti grandi lavoratori, già adesso sono tra quelli che per numero di ore all’anno lavorano di meno, hanno le ferie più lunghe, e si danno spesso malati, di solito al lunedì. Si può pensare male?
Basta mandare una email in ufficio. I controlli avvengono di rado, quando un dipendente esagera, o mette su Facebook foto che lo sorprendono in piscina mentre dovrebbe essere a letto con l’influenza. Joachim Wenning, 59 anni, capo della Münich Re, 43 mila dipendenti, una delle più grandi assicurazioni al mondo, propone: dobbiamo lavorare di più, perché non cancellare un paio di feste? E consiglia di aumentare l’età pensionabile, gli impiegati dovrebbero lavorare fino a 70 anni, e abolire il part-time.
Ma i tedeschi non sono d’accordo. Secondo un sondaggio, il 73 per cento sarebbe favorevole alla settimana super corta, e l’otto per cento vorrebbe lavorare meno persino con una riduzione del salario. Perché stupirsi? Mi sorprende quel venti, uno su cinque, che diffida, ed è contrario. Al momento, appena il due per cento lavora già quattro giorni alla settimana, tra cui due dei miei medici, con le loro infermiere e segretarie. Secondo un altro sondaggio, la maggioranza impiegherebbe il tempo libero per svolgere un secondo lavoro, se consentito dall’azienda.
La settimana di 4 giorni fu introdotta per un certo periodo alla Volkswagen, una trentina d’anni fa, quando la “casa” di Wolfsburg era in difficoltà. Gli operai accettarono di lavorare per 28 ore alla settimana, con riduzione di salario, per salvare il posto a 10mila colleghi in pericolo. Un sacrificio possibile perché un operaio guadagnava in media 5 mila euro al lordo. Un esperimento concluso con successo. Forse, alla Vw sarà necessario ricorrere di nuovo a questa soluzione d’emergenza per fronteggiare la nuova crisi. Si dovrebbero chiudere due stabilimenti, ma si garantisce che nessuno verrà licenziato. L’orario ridotto viene autorizzato nelle aziende che rischiano di fallire, ma sempre per un periodo limitato, invece di ricorrere alla cassa integrazione. Non si tiene un’impresa sotto la tenda a ossigeno per anni, rimandando la fine. Se non va bene, meglio chiudere.
Sulla settimana ridotta sono appena usciti due saggi: 4 Tage Woche, Mehr Gesundheit, Freizeit und Lebensqualität, Umsatz, di Martin Gaedt (Provotainment Verlag; 313 pagine; 23 euro), un lungo sottotitolo che promette più salute, tempo libero, qualità di vita e fatturato. Una riforma miracolosa, e non si comprende come in tutto il mondo si continui a lavorare da lunedì al venerdì.
Più prudente Guido Zander, autore di Wundermittel 4 Tage Woche? Chancen, Risiken, Grenzen und flexible Alternativen (Haufe Verlag; 189 pagine, 30 euro). Saggio più breve e costoso: Un sistema miracoloso, ma con punto interrogativo, chance, rischi, limiti e alternative flessibili.
Martin Gaedt è capo di un’agenzia d’arte a Berlino, sostiene che si può lavorare di meno a parità di salario senza aumentare i costi delle aziende. Chi è d’accordo non è pigro, ma ama la famiglia, gli hobby e le attività di volontariato quanto il suo mestiere. È necessario che gli imprenditori riorganizzino le aziende, adottino strumenti moderni, e ricorrano all’intelligenza artificiale. L’autore, non si chiede se ciò non sia un pericolo per i posti di lavoro. Gaedt sostiene di aver parlato con 151 rappresentanti d’azienda, tra cui 75 imprese artigianali, e 17 alberghi e ristoranti. Secondo l’autore, nelle aziende in cui si lavora meno si riducono i casi di malattia, la produttività non ne risente, e non si hanno problemi nel trovare personale.
Guido Zander intervista Thomas Sattelberger, ex capo del personale della Telekom, che non è contrario per principio, ma teme che la settimana di 4 giorni senza riduzione di salario, un’idea americana, vada studiata caso per caso: non tutto il mondo è New York.