ItaliaOggi, 12 settembre 2024
Il problema dei rifiuti tessili
Occhio alla percentuale: l’Italia è tra i paesi che immettono sul mercato il maggior numero di prodotti tessili a livello europeo, con 23 chilogrammi per abitante ogni anno a fronte di una raccolta di soli 2,7 chilogrammi pro capite, che corrispondono a circa 160mila tonnellate (di cui 80mila raccolte al Nord, 33mila al Centro e 46mila al Sud). È evidente che esiste una disparità enorme tra raccolta di rifiuti e produzione. E che manchi una governance per applicare le nuove direttive dell’Unione europea.
Dal 1°gennaio 2025 tutti i paesi dell’Ue affronteranno la sfida della gestione dei rifiuti tessili, che dovranno essere raccolti separatamente rispetto all’indifferenziato, ma che a oggi registrano un tasso di riciclo mondiale pari all’1%. Considerando che il settore tessile è il quarto per maggiore impiego di materie prime e acqua, responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra (più dell’intero trasporto aereo e marittimo insieme), in Italia c’è ancora molto da fare.
«È necessaria un’azione sinergica da parte di tutti gli attori per riuscire a implementare la direttiva europea in modo da organizzare al meglio la filiera del fine vita, discutendone i requisiti col Mase e il Mimit e allineandosi con tutti i consorzi per creare regole univoche e armonizzate nell’interesse dei produttori», spiega Luca Campadello, strategic development e innovation manager di Erion textiles, il consorzio delle aziende di abbigliamento, accessori, pelletteria, tessili per la casa e calzature dedicato alla gestione dei rifiuti del comparto.
Lo scorso luglio la Commissione europea ha proposto un regime di responsabilità estesa del produttore (Epr) con l’obiettivo di responsabilizzare i produttori sull’intero ciclo di vita dei prodotti tessili e promuovere la gestione sostenibile dei rifiuti in tutta l’Ue. Gli stessi produttori saranno invitati ad aumentare la circolarità dei prodotti progettandoli meglio sin dall’inizio. Il parlamento europeo, a tal proposito, ha introdotto l’eco-modulazione degli eco-contributi che dovranno tenere in considerazione gli standard in materia di durabilità, riparabilità e riciclabilità. Questo permetterà di fare leva sulla condivisione delle criticità della gestione del fine vita dei prodotti per migliorarne la progettazione, la riciclabilità e l’impatto ambientale.