Avvenire, 12 settembre 2024
Il robot brianzolo addetto a compiti difficili che è già impiegato nelle fabbriche del Nord
Si chiama RoBee, è un robot umanoide cognitivo e ricorda un po’ il mitico C1 P8 tanto amato dagli appassionati di Star Wars. Anziché emettere suoni buffi, però, Ro-Bee è stato costruito e programmato per rispondere perfettamente in italiano e intrattenersi in brevi conversazioni con le persone. Ha braccia e mani meccaniche, con cui può indicare, contare o afferrare oggetti e replica operativamente la struttura meccanica del corpo umano, con 36 giunti mobili. Inoltre, utilizza un set completo di videocamere e sensori per muoversi in sicurezza in spazi affollati, riconoscendo persone e oggetti grazie all’intelligenza artificiale.
A creare quella che è tutti gli effetti una macchina autonoma cognitiva, con un ciclo di vita stimato di 8 anni, è stato l’astrofisico Roberto Puglia che assieme allo statista economico Paolo Denti ha fondato la startup Oversonic Robotics nel 2020 a Besana Brianza (MB) attraverso cui ha portato RoBee sul mercato con già 140 applicazioni, casi specifici in cui viene utilizzato per inscatolare o per spostare grossi oggetti, ma anche per controllare che siano integri.
Sin dall’inizio a spingerli a creare una macchina cognitiva che avesse un’applicazione industriale, e a cui prossimamente se ne aggiungerà un’altra, con forme ancora più umane e leggermente più piccola ancora più adatta in contesti medicali, è stata una visione sul futuro. In particolare, l’idea che già oggi ci siano tanti lavori alienanti e ripetitivi che l’uomo non merita più di fare. È qui che entra in gioco RoBee che è in grado di assistere i lavoratori in questi compiti ripetitivi e anche in mansioni potenzialmente pericolose, migliorando non solo il livello di sicurezza sul lavoro, ma anche fornendo una soluzione alternativa a quei settori che sono già in carenza di personale, ad esempio, l’ambito infermieristico. E no, i robot umanoidi non faranno diminuire il lavoro: ne è assolutamente convinto il Ceo di Oversonic Robotics, Paolo Denti, «la macchina fa i peggiori lavori oggi per le persone. Quindi quei lavori con richiesta di Dispositivi di protezione, i lavori potenzialmente pericolosi o quei lavori alienanti, a zero valore aggiunto. Se poi uniamo questo tipo di lavori a un turno notturno o un turno durante il fine settimana oggi non esiste più nessuno disposto a fare questi lavori» e a nulla serve che gli imprenditori «colpevolizzino i giovani. Ben venga – si è lasciato sfuggire Denti – che i giovani abbiano capito quali sono i valori importanti della vita. Certo è che andranno rivisti il modo e i processi organizzativi del lavoro». Anche in questo caso la collaborazione e l’autonomia di RoBee possono aiutare a ottimizzare alcuni procedimenti: «Quando mi sono confrontato con Roberto (Puglia, l’altro fondatore, ndr) che già lavorava alla costruzione di una macchina autonoma
cognitiva abbiamo concordato che avrebbe dovuto avere un’autonomia di almeno 8 ore»; in passato ci sono già stati casi di robot umanoidi con caratteristiche tecnologicamente avanzate che però non superavano i 90 minuti di attività; mentre RoBee dopo una ricarica di 90 minuti è di nuovo operativo per altre 8 ore, garantendo così all’azienda di poter coprire tre turni giornalieri di lavoro. Riguardo, invece, alla velocità del robot di Oversonic che effettivamente non si può paragonare allo scattante C1-P8 di Star Wars, il Ceo Denti ha ricordato che è stato necessario adeguarsi alla normativa per le macchine industriali per mettere sul mercato i primi RoBee in tutta sicurezza e con una copertura assicurativa specifica: «La certificazione CE, ma anche il rispetto della normativa macchine ci ha permesso da un lato di essere un passo avanti: abbiamo già nove robot umanoidi operativi, utilizzati da varie aziende come la friulana Cosma, la veronese Exor International e la Sew Eurodrive di Saronno. Altre venti macchine autonome cognitive sono già state vendute – ha aggiunto Denti – e abbiamo una lista di attesa di 30 ordini da completare. Dall’altro lato, proprio questa stessa normativa sulle macchine industriali ci impone dei limiti di velocità, che sono circa un terzo rispetto alla velocità con cui si muovono le persone negli ambienti di lavoro» ha precisato il co-fondatore della software company che progetta e realizza sistemi di cognitive computing, applicandoli, in particolare, al campo della robotica e impiega un team di 70 persone, di cui trenta tra ingegneri informatici, meccanici ed elettronici, provenienti da diverse parti del mondo.