il Fatto Quotidiano, 11 settembre 2024
Emanuele Filiberto cittadino onorario di Valdieri
Il prossimo 22 settembre il Comune di Valdieri concederà la cittadinanza onoraria a Emanuele Filiberto di Savoia, con una cerimonia pubblica in municipio. Uno potrebbe obiettare “de gustibus”: se vogliono nel loro albo d’onore l’interprete di Italia amore mio facciano pure. Ma Valdieri, con tutta la valle Gesso, è considerata la culla della Resistenza italiana, come ha ben ricordato Marco Revelli nel suo intervento su La Stampa. “È una ferita che brucia, e fa male, il fatto che l’amministrazione comunale di quel paese abbia deciso di conferire la cittadinanza onoraria di Valdieri – del paese che per noi resta il simbolo dell’inizio di quella lotta per la libertà e la dignità – all’ultimo discendente di una dinastia che della vergogna fascista è stata responsabile. È un segno di smemoratezza colpevole, d’ignoranza storica, di insensibilità morale che non accettiamo”. Ha ragione e questo vale comunque la si pensi a proposito del ritorno del fascismo, tema sul quale si sono confrontati e divisi alla Festa del Fatto Luciano Canfora, Franco Cardini, Tomaso Montanari e Flavia Perina.
Il sindaco si difende sostenendo che chi contesta mette in atto “una volgare strumentalizzazione politica”: “Il loro comportamento è una manifestazione del peggior fascismo alla rovescia, che non fa bene soprattutto alle giovani generazioni perché instilla odio verso chi viene giudicato per una pagina di Storia non scritta da lui”. Non c’è dubbio: il nipote dell’ultimo re è un personaggio televisivo, noto alle cronache per aver cantato al Festival di Sanremo e partecipato ad altre trasmissioni, non per questo degno di un onore che con tutta evidenza gli viene tributato esclusivamente in quanto discendente di quel re che portò l’Italia nel baratro. Quanto al “fascismo alla rovescia”, il sindaco è confuso: la contestazione e le critiche sono il sale della democrazia, sono le dittature a silenziare il dissenso. La cerimonia, spiega il sindaco, “sarà una festa popolare nel ricordo del profondo legame che Casa Savoia ha stretto con questa valle: siamo cittadini della Repubblica italiana, non dei nostalgici della monarchia”. Ma la Repubblica nasce in opposizione all’Italia del Duce e dei Savoia, grazie al coraggio di chi ha sacrificato la vita in quelle valli. La scelta di Valdieri è una provocazione pericolosa per ciò che sottintende: un’equiparazione delle parti in causa, un riconoscimento alla ex famiglia reale e insieme un disconoscimento del valore della Resistenza. Non è neutro il momento politico – con il governo più di destra della storia repubblicana – non è neutro il messaggio che, volenti o nolenti, sminuisce l’identità di una città simbolo della lotta partigiana.
Qualche anno fa abbiamo scritto contro la decisione di togliere la cittadinanza onoraria di Mantova al Duce, una scelta che hanno fatto anche altre città italiane che l’avevano concessa nel 1924, per l’anniversario della “Rivoluzione fascista”: Mantova è stata fascistissima e la cittadinanza onoraria a Mussolini sta lì a ricordarlo. La decisione di revocarla forse ci dice qualcosa di buono dell’Italia di oggi, ma rischia di farci dimenticare un passato che deve essere ricordato. È per la stessa ragione che critichiamo fermamente la decisione di Valdieri: la memoria va coltivata, oggi più che mai visto che i protagonisti della Storia stanno scomparendo. La pacificazione di cui parla il sindaco (“è assurdo riempirsi la bocca della parola pace e logorarsi di fronte a un simile evento”) non passa per l’oblio e non prevede equidistanze. L’antifascismo oggi si deve impegnare contro il premierato e l’autonomia, contro i bavagli alla stampa e la separazione delle carriere perché minano le fondamenta dell’architettura democratica, ma non può sorvolare su gesti gratuiti che, alla fine, sono solo uno sfregio.