Avvenire, 11 settembre 2024
Alla Consulta la procreazione assistita per single
Ancora una volta tocca alla Corte costituzionale pronunciarsi sulla Legge 40, la norma che regola la Pma (la procreazione medicalmente assistita) e in particolare sull’articolo 5 che sancisce lo stop all’accesso alle tecniche da parte di persone single.
Il Tribunale di Firenze ha sollevato la questione di legittimità costituzionale nell’ambito di un procedimento portato avanti da Evita, una donna single 40enne di Torino, che aveva richiesto di poter accedere alla Pma in un centro di fecondazione assistita in Toscana. La donna è assistita dal team legale dell’Associazione Coscioni, coordinato da Filomena Gallo, avvocata e segretaria dell’associazione. La giudice ha rimesso la questione alla Consulta, ritenendo che ci siano sufficienti motivi per dubitare della legittimità dell’articolo 5 della legge 40, che consente l’accesso alle tecniche di fecondazione medicalmente assistita esclusivamente alle coppie di sesso diverso e non anche alle persone singole. La donna, cui era stato negato l’accesso alla fecondazione eterologa con donatore anonimo, ha contestato, tramite i suoi legali, il diniego come una violazione dei suoi diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione e dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Il Tribunale ha ritenuto che questa esclusione violi principi costituzionali come il diritto all’uguaglianza, alla salute e alla libertà di autodeterminazione. La giudice ha infatti sottolineato come, in diversi Paesi europei, le tecniche di fecondazione assistita siano accessibili anche a donne singole e ha evidenziato l’irragionevolezza di un divieto che può essere aggirato tramite il “turismo procreativo”, prassi che consente di accedere a queste tecniche all’estero.
«La Corte Costituzionale non autorizzi la nascita di figli orfani per legge, cosa che invece accadrebbe se proprio la Consulta dicesse di sì all’accesso delle donne single alla procreazione medicalmente assistita – dichiara Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia onlus – Auspichiamo, dunque, che la Corte rigetti questa istanza, così come in passato ha negato un inesistente ‘’diritto’’ all’utero in affitto. Allo stesso modo, infatti, in questo caso il punto fondamentale non è la pretesa di un adulto ad avere un figlio a tutti i costi, anche privandolo fin dalla nascita di un padre, ma è il diritto naturale di ogni bambino a nascere da una madre e un padre e ad avere e crescere con entrambi. La Corte non operi quindi un’ennesima ferita sulla legge 40/2004, dopo aver abbattuto in passato già numerosi paletti» Nel procedimento in Corte costituzionale, oltre alla Associazione Coscioni, è stata ammessa dai giudici anche un’altra donna, Serena, 36enne di Brescia, che ha ricevuto un diniego, da parte di 2 centri di fecondazione assistita, alla sua richiesta di poter accedere alla Pma da donna single