il Fatto Quotidiano, 11 settembre 2024
Rai, Veltroni non dà garanzie
Non c’è limite alla perversa fantasia della partitocrazia. E della stampa padronale che le regge la coda. Nel tritacarne dell’informazione quotidiana, girano vorticosamente i nomi del possibile “presidente di garanzia” con cui si potrebbe sbloccare l’impasse che finora ha impedito al Parlamento di trovare un accordo e nominare il nuovo Cda della Rai. E mentre tutti i partiti intonano il coro “fuori i partiti dalla Rai”, sapete chi salta fuori per la penna di qualche bontempone, inventore seriale di ballon d’essai? Nientemeno che Walter Veltroni, sì proprio lui, l’ex segretario del Partito democratico, già comunista, uno dei “ragazzi di Berlinguer”. Quale Berlinguer? Ma il mitico Enrico, il leader che denunciò la “questione morale”, spiegando che derivava dalla degenerazione dei partiti e dall’occupazione, da parte loro, dello Stato e delle istituzioni: gli enti locali, le aziende pubbliche, gli ospedali, le università e, appunto, la Rai Tv. Per il momento, il “ragazzo” Veltroni s’è guardato bene dallo smentire questa “voce dal sen fuggita” o dal dichiarare la propria indisponibilità, come ha fatto tempestivamente Ferruccio de Bortoli, ex direttore del Corriere della Sera.
Lui è un giornalista, non un “artista” della disinformazione come Bruno Vespa che decide a proprio piacimento di intervistare sulla tv pubblica Karima detta “Ruby rubacuori” ai tempi di San Silvio e non Maria Rosaria Boccia ai tempi di San Giuliano, per non diventare “uno dei suoi strumenti” (sic!). Bisognerà ricorrere all’intelligenza artificiale, allora, per trovare un “presidente di garanzia” che garantisca i cittadini più che i partiti? Posto che l’informazione è il core business del servizio pubblico, basterebbe individuare un rispettabile professionista com’era – per esempio – Sergio Zavoli. Magari indipendente, super partes, capace di anteporre il bene comune al proprio interesse e al proprio protagonismo.