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 2024  settembre 11 Mercoledì calendario

L’inchiesta su Sinner, tutte le tappe


La coppa alzata con un sorriso appena accennato, le parole sagge e mature, commoventi, sull’importanza di tutto ciò che nella vita sta nel perimetro della felicità, ma fuori dal campo. Pensavamo che fosse il fotogramma finale di questa estate incredibile e feroce, esaltante e pesantissima. E invece no: lo sgradevole match «Jannik Sinner vs antidoping» va ai tempi supplementari; anzi, meglio: al tie break. Mentre la Nado, l’agenzia antidoping italiana, ha chiuso il discorso, l’agenzia mondiale (Wada) non si è per il momento appellata al Tas, il tribunale dello Sport di Losanna, contro l’assoluzione del numero uno del mondo da parte dell’Itia (l’unità antidoping privata che sbriga gli affari sporchi del tennis), ma ha chiesto un supplemento di documentazione: osservazioni, relazioni scientifiche, pareri che integrano le 50 pagine di sentenza a favore di Jan. In altre parole, come hanno fatto sapere dal quartier generale di Montreal della Wada, «la valutazione del caso è ancora in corso». Per altre due o tre settimane di limbo, in pratica fino alla fine di settembre, il destino di Sinner resterà sospeso. E forse quel velo che offuscava la gioia di Jan per la vittoria su Taylor Fritz nella finale degli Us Open un po’ era dovuto anche alla consapevolezza che la vicenda che gli ha tolto letteralmente il sonno per mesi non era ancora terminata.La storia, come è noto, parte con i due test falliti da Sinner fra Indian Wells e Miami (10 e 18 marzo) per una positività al Clostebol, uno steroide derivato dal testosterone. Jan rischia 4 anni di squalifica (per uso volontario) o comunque fino a 18 mesi per «uso incauto», ma si appella subito mobilitando gli avvocati dello studio Onside Law di Londra, blocca la sospensione e riesce a provare che la «contaminazione» è colpa di un massaggio somministratogli (senza protezione e senza essersi lavato le mani) dal suo (ex) fisioterapista Gianluca Naldi, che per curarsi un taglio aveva usato il Trofodermin, una pomata contenente lo steroide che gli aveva consigliato il preparatore fisico Umberto Ferrara. La percentuale di sostanza nelle urine è bassissima (fra 86 e 76 picogrammi per millilitro), Jan non poteva sapere che Naldi si era comportato con leggerezza, e così dopo mesi d’ansia e di silenzio (qualcuno dice di segreti) il 20 di agosto la faccenda diventa pubblica: Jan perde montepremi e punti guadagnati a Indian Wells, ma è sostanzialmente assolto. Scattano le polemiche sul trattamento privilegiato che il tennis riserverebbe alle sue stelle, Alcaraz e Djokovic ostentano freddezza, Kyrgios lo attacca frontalmente («Dovevano squalificarlo»), Nadal lo sostiene, Federer distingue; alla fine la vittoria degli Us Open sembra lavare via tutto. Invece no.La Wada, molto criticata per aver graziato 21 nuotatori cinesi trovati positivi dall’Usada, l’antidoping americana, alla vigilia delle Olimpiadi, forse per riscattarsi decide per il «supplemento d’indagine», autorizzato da un comma, il 13.2.3.5, del Codice Antidoping che fa scattare i 21 giorni di tempo dal ricevimento della documentazione completa, inviata dall’Itia la scorsa settimana. La Wada però non ha comunicato il giorno effettivo di ricevimento, da qui la (relativa) ambiguità sui tempi. «Sono fiducioso che si arriverà all’archiviazione», ha detto il Presidente Fitp Binaghi durante un convegno ieri a Bologna, dove oggi l’Italia debutta in Coppa Davis contro il Brasile. Di sicuro, le chance di vedere la Volpe – che per ora tace sul «rinvio» – incitare i suoi compagni dalla panchina di Coppa, calano drasticamente. —