La Stampa, 11 settembre 2024
Il volto laico dell’Iran
A due anni dall’assassinio di Mahsa Amini (16 settembre 2022), uccisa dalla Polizia morale per l’immorale modo in cui portava il velo, e dopo due anni di proteste pacifiche delle ragazze e dei ragazzi che vogliono ballare, cantare, amare come i loro coetanei occidentali, un articolo molto bello e sorprendente di Gabriella Colarusso per Repubblica tira via il velo dalla testa della dittatura: in Iran ci si sposa sempre meno, si divorzia sempre più, e si fanno meno figli. Si preferisce restare single, convivere (sebbene sia proibito), sperare che il futuro riservi qualcosa di diverso dall’imprigionarsi appena adulti nel matrimonio tradizionale e magari combinato. L’Occidente, col suo stile di vita dolce e decadente, entra in Iran da sotto le porte sbarrate e cambia la società. Che bellezza. Gli ayatollah ne sono atterriti e sono disarmati, a dimostrazione che le tirannie, per quanto violente, sono un infingimento e più passa il tempo più guadagnano in tetra ridicolaggine. Un secondo articolo, di Giulio Meotti per il Foglio, dettaglia invece sulle minacce rivolte all’atleta Marzieh Amidi per la sua difesa delle donne afghane dalla feroce oppressione talebana. A Parigi, non a Kabul, scrive Meotti. E racconta delle ragazzine malmenate o insultate siccome, immigrate in Francia, vestono e si truccano all’occidentale. «Perché i francesi chiudono un occhio?», chiede la ministra Aurore Bergé. Anche qui, senza passare sotto le porte, che sono spalancate, arrivano altri stili di vita e provano a imporsi. Con le minacce, le botte, gli insulti. L’avrei mai detto che la nostra più grande speranza sarebbero state le donne islamiche.