la Repubblica, 11 settembre 2024
La vedova del neomelodico Diamante, con lui contro i pregiudizi
GRAZZANISE (CASERTA) – «Mi è caduto il mondo addosso. Fino all’ultimo ho sperato che fosse solo un incubo. Perché, anche vedendolo morto, non realizzi quello che è accaduto. Invece è tutto vero». Paola Conte parla con voce flebile, seduta sul divano di casa a Grazzanise, in via Volturno. Paola ha 45 anni, fa la parrucchiera ed è la moglie di Carmine Saturno, 36 anni, cantante neomelodico noto come “Carmine Diamante”, morto domenica pomeriggio a Castel Volturno colpito da una scarica elettrica vicino ad una fontana, mentre giocava con i nipoti nel giardino della casa di sua mamma. Provata, occhi lucidi, è appena tornata dall’istituto di medicina legale di Caserta dove si trova la salma di Carmine. Oggi i funerali alle 15 nella chiesa Maria Santissima di Montevergine.
Paola, come vi siete conosciuti?«A Casoria in un locale, “La parolaccia”. Era il 24 novembre del 2014. Io ero con le mie amiche. Un gioco di sguardi. Posso dire che è stato un amore a prima vista».E poi?«Ci siamo talmente innamorati che a gennaio siamo andati a vivere insieme. Lui da Ponticelli si è trasferito qui da me a Grazzanise. E poi ci siamo sposati dopo alcuni anni col rito civile. Ed è stato un matrimonio bellissimo».Avete avuto difficoltà nella vostra relazione in questo ambiente, visto che lei non è nata donna?«Quelle che si possono avere quando c’è stupidità. Piccole cose. Ma poi è andato sempre tutto bene. Io, però, oggi preferisco parlare solo di mio marito».Anni fa stavate per adottare una bambina. Come andò?«In realtà abbiamo cresciuto una bambina di origine nigeriana per otto anni. Poi la mamma se la riprese».Ci furono problemi burocratici o pregiudizi nei vostri confronti?«No, nessun problema, perché non avevamo fatto richiesta né di adozione, né di affidamento. La sua mamma lavorava tanto. Ci conosceva e ce l’affidava. Solo che poi la madre di questa bambina per problemi personali è stata arrestata ed espulsa dall’Italia, e quindi anche la bambina è andata via».E in seguito avete mai pensato a un’adozione?«Sì, ne avevamo fatto richiesta. Stavamo aspettando l’idoneità del tribunale di Napoli. Avevamo giàfatto il percorso con gli assistenti sociali e gli psicologi e lo avevamo superato alla grande. Proprio in questo mese attendevamo la chiamata del tribunale. Saremmo andati a Sofia».Torniamo a suo marito: quando si è affermato come artista?«Ha cominciato ad avere più visibilità un anno e mezzo fa. Stava crescendo piano piano, costantemente...».Chi ha creduto in lui?«Noi, innanzitutto, la sua famiglia. E poi Nancy e Enzino Coppola. Mio marito si era rivolto a Nancy perché la conosciamo benissimo e lei ha prodotto il suo primo disco: “Io voglio te, non voglio lei”».A quali modelli musicali si ispirava?«A Franco Calone per la musica, soprattutto. Ma gli piaceva tanto anche Tony Colombo».La canzone cui era più affezionato?«Era “O bben’ ca te voglio”. Incisa proprio per noi due».Come descriverebbe Carmine a chi non lo ha mai conosciuto?«Una persona ricca di valori. Amava molto l’amicizia, era una persona solare, sempre sorridente e disponibile con tutti. I commenti che le persone stanno inviando dopo la sua morte parlano da soli. La gente ci amava».C’è qualcosa che avrebbe ancora voluto dire a Carmine?«Nulla, non ho rimpianti in questo senso. A mio marito ho sempre detto tutto».