Corriere della Sera, 11 settembre 2024
Divieto di Smartphone
Mi associo idealmente ai firmatari della petizione che chiede di proibire l’uso dello smartphone ai minori di 14 anni e l’apertura di un profilo social ai minori di 16, estendendo il divieto già imposto dal governo agli studenti delle medie. Aderisco all’appello per il trasporto romantico che suscitano le cause perse. Tutti – a cominciare dai bravissimi pedagogisti che lo hanno scritto, Novara e Pellai – saranno d’accordo nel riconoscere l’impossibilità che una società permissiva riesca a vietare proprio la cosa che i ragazzi desiderano sopra ogni altra, e a cui noi adulti per primi non siamo più assolutamente in grado di rinunciare, avendo delegato allo smartphone molte funzioni essenziali della nostra vita. Una petizione che si accontentasse di proporne un uso più responsabile (e magari prevedesse una patente, come per auto e motorini) sarebbe forse un po’ meno irrealistica, per quanto lo smartphone sia stato pensato dal genio non del tutto benevolo di Steve Jobs per creare dipendenza.
Di sicuro quell’oggetto, che in italiano non ha neanche una parola che lo definisca («cellulare» è generico, «telefono» limitativo e fuorviante), ha deliberatamente sostituito la comunicazione con la connessione. Due termini che non sono sinonimi: si può essere iperconnessi e sentirsi terribilmente soli. L’importante è cominciare ad averne consapevolezza. Forse le petizioni impossibili servono a questo. A parlare di un problema, anzitutto rendendosi conto che c’è un problema.