Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  settembre 10 Martedì calendario

La Francia resuscita Chirac (e De Gaulle)

Se in politica valessero ritratti-robot, il neo primo ministro francese Michel Barnier incarnerebbe l’immagine della tradizione gollista, nella versione dell’ex presidente Jacques Chirac, abbastanza rimpianto da resuscitare nella versione di Emmanuel Macron. Da ragazzo, Barnier attaccava i manifesti elettorali di de Gaulle, ma non è soltanto la continuità di una carriera – deputato, senatore, ministro – a farne un testimone del gollismo, bensì la scelta del presidente Macron per uscire dallo stallo.
Ecco un uomo di destra perché la Francia è a destra nella mentalità collettiva e undici milioni di francesi hanno votato per Marine Le Pen. Ecco il conservatore liberale, attento al sociale, al ruolo dello Stato, ai ceti più deboli. Ecco il negoziatore, incline al compromesso, consensuale e dialogante quanto basta per costruire un governo di unità nazionale (o quasi). O almeno così spera Macron, nonostante che una parte della sinistra sia scesa in piazza e l’estrema destra di Marine Le Pen lo attenda al varco del programma prima di dare il semaforo verde.
Missione impossibile? Forse, ma intanto «missione a tempo», per fare la legge di bilancio, studiare un paio di riforme, mettere in cantiere una nuova legge elettorale in senso proporzionale (come chiede l’estrema destra) e portare la Francia a nuove elezioni l’anno prossimo. Scadenza che riapre i giochi prima della madre di tutte le battaglie, quella per l’Eliseo.
Macron, sconfitto alle europee e alle politiche anticipate, ha stoppato le ambizioni di Marine Le Pen, ha rintuzzato le pretese della sinistra e ha consegnato il governo a un gollista doc, rappresentante della quinta forza in parlamento! Un gioco di prestigio.
Nei fatti, ha inventato una nuova forma di coabitazione fra presidenza ed esecutivo, con la differenza che le due formazioni di riferimento sono alleate, in un quadro di unità nazionale. Una soluzione all’italiana, genere arco costituzionale. L’Italia si conferma laboratorio politico anticipatore: Marine Le Pen, fino a ieri fuori dal perimetro delle forze democratiche, è arbitro delle sorti del governo.
Barnier strizza l’occhio a destra e a sinistra, riapre il dibattito sulla riforma delle pensioni, parla al popolo e prende le distanze dallo stile elitario del presidente. «Ogni cittadino è necessario», dice. Chirac non avrebbe inventato di meglio pur di governare. Ma per quanto tempo? Chirac continuò a chiederselo. Per dodici anni.