il Giornale, 10 settembre 2024
Pingitore, sul cinema l’egemonia di sinistra
Pier Francesco Pingitore ha 89 anni ma se gli chiedi di parlare e di menare un po’ di frustate lo fa senza tanti complimenti con un’energia straordinaria. E credo anche che gli faccia piacere. Nasce come giornalista, negli anni ’60, e diventa l’anima dello Specchio, settimanale di assalto che si contrapponeva alla pletora dei quotidiani e dei settimanali di sinistra. Era l’Espresso dei moderati. Poi Pingitore (nella foto) lascia il giornalismo e diventa drammaturgo, sceneggiatore, regista, cabarettista. Il suo maggior successo è il Bagaglino, lo ha creato lui il Bagaglino, lo ha guidato, lo ha difeso. Possiamo dire che tra gli autori di satira politica è il numero 1.
Non c’è via di scampo. Dobbiamo iniziare dal cambio al ministero della Cultura. Lei pensa che mettere mano al sistema, come aveva iniziato a fare Sangiuliano, abbia contribuito all’epilogo della vicenda?
«Non ho elementi per dirlo. Certo il diluvio di attacchi che gli è piovuto addosso lascia perplessi. Quando un giorno lontano si cercheranno i motivi di una simile crociata, ci si stupirà di non trovare la valanga di turpitudini immaginata...».
Il taglio dei fondi al cinema ha scardinato una consuetudine che non è stata ben accettata da registi e produttori abituati a ricevere contributi milionari. Nanni Moretti, a Venezia, ha detto che la legge sul cinema è una pessima legge e ha invitato i registi a protestare. Lei cosa ne pensa?
«Io penso che le leggi le debba fare il Parlamento. E ovviamente che ciascuno abbia il diritto di protestare. Purtroppo c’è chi è convinto di avere più diritto degli altri. È una convinzione che dura da tanto tempo...».
Il problema è che quando ci rimetti ci resti male, no?
«Certo non si può pretendere che a Natale il tacchino s’infili con gioia nel forno...».
Pensa che ci sia una manina dietro ciò che è accaduto a Sangiuliano?
«In Italia si cerca sempre la manina. Ma non si arriva mai alle impronte digitali...»
Da sempre in un rapporto gli uomini mettono a disposizione il potere, le donne la loro capacità seduttiva. Qui forse c’era in ballo qualcosa di più?
«La storia mi pare abbia origini molto semplici, per non dire banali. E inutile scomodare Machiavelli, quando basta Maupassant».
Qual è il rapporto tra cinema e politica?
«Dipende dalle epoche, dipende dai ministri, dipende dai partiti, dai sindacati... Da tutto meno che dalla Cultura».
Il suo non essere politicamente allineato l’ha penalizzata?
«La mia è stata una carriera un po’ anomala. Ho avuto un certo successo nel teatro, nel cabaret, nel cinema, in televisione... Quando si sono accorti che non ero di sinistra, era troppo tardi...».
La sinistra da sempre ha in mano le leve del potere in campo artistico e culturale. O no?
«Loro dicono di no...».
Lei ha mai pensato a spostarsi a sinistra?
«A un certo punto io avrei tanto voluto diventare di sinistra. Ma non c’era più posto».
La destra ha gli uomini e le donne in grado di scalzare il potere culturale della sinistra?
«Ci saranno sicuramente. Ma faticano a farsi vedere...».
Oggi il politicamente corretto impone che un ministro debba chiedere pubbliche scuse se ha tradito la moglie. Dove arriveremo?
«Non si preoccupi, siamo già arrivati. Quanto al politicamente corretto penso che sia la nuova religione degli imbecilli».
Sangiuliano ha fatto bene come ministro?
«Se anche fosse stato il peggior ministro del mondo, oggi direi che è stato ottimo».
Tutti sepolcri imbiancati. Non le fa tristezza immaginare un mondo senza peccatori?
«Non abbia paura i peccatori ci saranno sempre. Ma saranno sempre gli altri».