La Stampa, 10 settembre 2024
I volponi dello ius scholae
Intorno a Ferragosto, il segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, ha annunciato un’iniziativa per introdurre lo ius scholae: la cittadinanza agli immigrati dopo un ciclo di studi. Siccome la legge è del 1992, quando in Italia c’erano 650mila immigrati, e oggi sono cinque milioni, e siccome nessuno l’ha mai cambiata, né destra né sinistra, io pensavo – fessacchiotto – che tutti i partiti d’opposizione si sarebbero fatti avanti sul seguente assunto: qualsiasi cosa farà Forza Italia noi la voteremo, perché sarà meglio del nulla di oggi, e così magari facciamo anche un danno all’unità del governo. E invece no. Alessandro Alfieri, responsabile per le riforme del Pd, ha detto che loro sono per lo ius soli (è italiano chi nasce qui, punto), ma sono pronti a discutere. La segretaria Elly Schlein ha detto di voler prima vedere se Tajani sta facendo il furbo. Sempre nel Pd, il responsabile immigrazione, Antonio Majorino, ha detto o ius soli o niente. E infatti poi il Pd ha presentato una mozione sullo ius soli. Su cui andranno anche Sinistra e Verdi, sebbene a loro vada bene anche lo ius scholae. Italia viva, se ho capito bene, preferirebbe lo ius culturae, leggermente diverso dallo ius scholae. +Europa ha intanto già lanciato un referendum per accorciare i tempi di concessione della cittadinanza: cioè per ora né ius scholae né soli né culturae. Ognuno è comunque pronto a sedersi a un tavolo per trattare, al quale ovviamente non potrà mai sedersi Tajani, sennò apre la crisi di governo. Eh sì, sono proprio un fessacchiotto. Vuoi mettere la scaltrezza di far saltare tutto per il gusto di dar la colpa a Forza Italia?