La Stampa, 9 settembre 2024
Il problema degli studenti superdotati
Bocciato dai prof, promosso dal Tar. Succede. Ma quella di Antonio è una storia molto diversa dalle altre. Ha 12 anni, suona virtuosamente il pianoforte da 5. Ha molti interessi, ma da più di un anno non gli piace andare a scuola.Antonio è uno studente ad alto potenziale cognitivo. Il suo Qi, (quoziente intellettivo) è superiore a 130, ben oltre la media. Viene definito “gifted”, uno studente con un “dono”, con capacità intellettive superiori ai suoi coetanei. Questo, però, non gli rende facile la vita scolastica, a dispetto di quello che si potrebbe pensare. A giugno scorso, in seconda media, è stato bocciato «per basso rendimento». La famiglia ha fatto ricorso e il Tar del Veneto lo ha riammesso in terza media.«A quanto risulta nelle banche dati che ho consultato è la prima volta: una decisione presa per il mancato rispetto delle esigenze di uno studente plusdotato. La scuola non ha adottato un Pdp (Piano personalizzato di studi) o misure rispondenti ai bisogni educativi del minore. Il Consiglio di classe non ha mai nemmeno discusso l’opportunità di farlo né ha mai motivato tale decisione» spiega l’avvocata Ermelinda Maulucci, curatrice del ricorso, esperta di politiche educative e di plusdotazione, autrice di due libri sul tema.Antonio ora è «sollevato e felice», dicono i genitori. Mercoledì ritroverà i vecchi compagni di classe del suo Istituto comprensivo, in provincia di Vicenza. «Nostro figlio – racconta la mamma – ha passato un bruttissimo anno scolastico: era demoralizzato, si sentiva impotente. La bocciatura è stata uno choc: sapeva di non meritarsela seppur siamo consapevoli che il rendimento non era equiparabile alle sue reali capacità». «Abbiamo cercato alleanze, non ci sono state – aggiunge -. Ora speriamo che il nuovo anno sia migliore. Noi offriremo tutto l’appoggio di cui avranno bisogno». Già, perché essere plusdotato in fondo la vita te la complica a scuola: l’emotività può salire alle stelle, la noia in classe è sempre in agguato (perché sei accelerato), le potenzialità possono non fiorire se la relazione è frontale e poco soddisfacente. E il rischio di ritirarsi dalla sfida dell’apprendimento è alta.Prima di rivolgersi al Tar, i genitori hanno chiesto ai docenti e alla dirigente un Pdp. «Abbiamo insistito – racconta il papà – ma ci è stato detto che nostro figlio doveva prima colmare le lacune». «Dal punto di vista formale sono state violate la direttiva Miur 27/12/12 e la nota del Ministero del 2019 che prevede che gli studenti plusdotati siano considerati alunni con bisogni educativi speciali e che in caso di criticità si valuti l’adozione di metodologie didattiche personalizzate e inclusive ed un eventuale Pdp – spiega l’avvocata Ermelinda Maulucci –. Vi è stata una palese disparità di trattamento rispetto agli altri alunni. Questo episodio è la conferma che una legge serve. Non dobbiamo agire andando nei tribunali, occorre una specifica formazione degli insegnanti».Secondo gli esperti i gifted in Italia sono almeno uno in ogni classe, la percentuale si aggira tra il 6 e l’8 per cento. Stando a un documento del Senato sarebbero il 5% della popolazione scolastica. È vero che non c’è ancora una legge ad hoc e da ben 5 anni si sta discutendo di due proposte: la prima del 2019 è a firma del senatore Pierantonio Zanettin (Forza Italia) cofirmata dalla senatrice Daniela Sbrollini di Italia Viva e la più recente è stata presentata dal senatore Roberto Marti (Lega). È vero anche che le linee guida restano chiuse in un cassetto del ministero dopo esser state scritte nel 2018 da una commissione di esperti. Ma in Italia ci sono già diverse e diffuse pratiche educative che molte scuole adottano. Per aiutare gli studenti “gifted” occorre adottare stili di apprendimento individuali. Soprattutto nella loro fase di crescita più difficile: l’adolescenza per loro è una plus-adolescenza. Secondo gli esperti indossano lenti speciali, amplificate: «Sentono di più perché vedono di più»